Ieri la Stazione Centrale di Milano era un vero bivacco e dopo un po’ ho capito perché: la stazione è in ristrutturazione, le sale d’aspetto erano chiuse (tranne il Club Eurostar), i due unici sordidi baretti non offrivano neanche un posto a sedere.
Nel weekend con bollino rosso, quello del grande rientro, solo poche e scomodissime panche nella stazione della seconda città italiana. In compenso le parole sul cartellone che sbarrava la sala d’attesa erano davvero tante, complicate, in gran parte inutili:
La sala d’attesa è chiusa per il completamento dei lavori di riqualifica della Stazione.
Invitiamo i gentili passeggeri a voler usufruire delle panche posizionate nelle aree comuni.
Al termine dei lavori saranno introdotte nuove forme di accoglienza in Stazione per offrire alla clientela possibilità adeguate e diffuse per l’attesa.
Bentornata, Luisa.
Benedetta
NO COMMENT sulle “nuove forme di accoglienza” che mi riconducono verso travagliate spiagge…
Ben tornata Luisa!!!
Simonetta
Grande pessimo esempio!
Grazie Luisa, felice di ritrovarti.
Come sempre.
🙂
Giovanna
La scarsa attenzione verso i cittadini che fanno uso dei pubblici servizi è talmente consustanziale alla cultura amministrativa di questo paese che i pessimi esempi fioriscono copiosi spontaneamente. E ci dicono in silenzio che tutte le prediche sulla centralità del cliente sono vane, in quanto vissute appunto come prediche, da ascoltare (da buoni cattolici) distrattamente la domenica e dimenticare per il resto della settimana. Ciao Luisa.
Ero anch’io ieri in stazione a Milano e concordo in pieno.
Quale accoglienza? Dopo un rocambolesco viaggio, sei catapultato a Milano in una baraonda umana, senza nessuna assistenza nè servizio.
Penso sia una delle peggiori stazioni in cui mi è capitato di andare.
Comunque bentornata a casa.
Elisa
Già solo i termini “riqualifica” e “usufruire” mi lasciano sospettoso. E le “possibilità adeguate e diffuse” che mai saranno, e dove bisognerà cercarle?
Grazie per questo piccolo esempio di inconsistenza delle informazioni.
Gp
Anche a Napoli è la stessa cosa. E non so se hai notato quegli spuntoni (non saprei come definirli) che aiutano a sviluppare doti da fachiro per i pochi coraggiosi che volessero sedersi sulle “basi” segnaletiche alla testa del binario.
Mara