Uno dei piccoli accorgimenti per rendere il linguaggio delle organizzazioni più naturale e umano è di mettere sostantivo e aggettivo nell’ordine in cui di solito li mettiamo parlando: una formula originale, non un’originale formula; un libro interessante, non un interessante libro; un packaging innovativo, non un innovativo packaging, eccetera eccetera.
Il bravissimo Gianluca Diegoli ha sintetizzato i luoghi del delitto in questo grafico sul suo post di oggi, La regola dell’aggettivo:
Forse quello dell’aggettivo che precede il sostantivo è un problema soprattutto di chi traduce dall’inglese e non tanto di chi scrive direttamente in italiano?
Si chiamano collocazioni.
grazie luisa, onorato 🙂
Non capisco perché di questo grafico/questa regola siano così importanti. Non abbiamo sempre (o quasi) messo l’aggettivo dopo il nome in italiano? C’è ancora qualcuno che non capisce la differenza fra “vecchia amica” e “amica vecchia”?
Non ci staremo complicando troppo la vita (e la scrittura) con regole inesistenti e suggerimenti superflui?
sono d’accordo con l’ultimo commento: è soprattutto un problema delle cattive traduzioni dall’inglese.
Credo che il contenuto di questo articolo non sia per nulla superfluo. La lingua italiana è bella anche perché è complessa (non sono parole mie, ma non ne ricordo l’autore) e, in questo intervento della Crusca (chi ha fretta vada direttamente all’ultimo paragrafo), si trova una spiegazione più completa della regola. http://bit.ly/OZI0Uw.
E’ verissimo quanto scrive Luisa Carrada: nel mio lavoro di traduttrice mi capita spesso di leggere comunicati stampa, scritti originariamente in italiano, pieni zeppi di aggettivi qualificativi posti prima del nome. E’ probabile che, così facendo, l’autore pensi di attirare l’attenzione sulla caratteristica espressa dall’aggettivo, mentre, all’orecchio del lettore, l’effetto risulta stucchevole.
[…] Gli aggettivi, lasciateli a noi Test londinese in versione romana Insidiosi e formali aggettivi Prima il nome! […]