Tra le frasi sottolineate ed evidenziate a margine nella mia copia di The subversive editing ce n’è una fondamentale:
Repetition can be necessary for emphasis or organization, or it can just be annoying.
Enfasi e organizzazione. Organizzazione, cioè ordine e struttura.
Invece, in moltissime aziende e amministrazioni il retaggio scolastico dell’orrore della ripetizione si fa sentire in ogni tipo di testo, anche quelli in cui la ripetizione è tra i più importanti strumenti di comprensione e orientamento. L’arte della variatio diventa allora una fonte di infinito disordine.
Un genere di testi in cui la ripetizione serve davvero sono i manuali e le istruzioni, soprattutto quelli nati con l’obiettivo di spiegare al pubblico nel modo più semplice cose complesse. Se chiami le stesse cose sempre in maniera diversa “perché altrimenti il testo è monotono”, è certo che il povero utente non ci capirà nulla.
Io sono in genere molto diffidente verso i manuali che vorrebbero spiegare per esempio i siti: se un sito è ben fatto, se l’architettura delle informazioni è quella giusta, i percorsi studiati, le icone immediate e le parole precise, non ci dovrebbe essere alcun bisogno di un manuale di istruzioni. Ma se si decide di farlo (“per fare education” è il ritornello più in voga), allora deve essere veramente cristallino.
Il pulsante è pulsante sempre, non una volta pulsante, una tasto e una bottone.
Selezionare e cliccare non sono intercambiabili: vogliono dire due cose diverse.
E così per tabella, box, riquadro.
Il mouse non è che una volta lo collochi, una lo posizioni, una lo sposti e un’altra lo avvicini. Devi scegliere e poi usare sempre quel verbo.
Le parole diventano così punti di riferimento, come i segnali stradali. Se da lontano vedo il verde, so che si riferisce all’autostrada e non alla statale.
La ripetizione e la simmetria sono elementi di orientamento potenti all’interno di un testo, a livello lessicale, ma anche sintattico.
Quando chiedete di fare la stessa operazione, usate la stessa frase, identica.
Pensiamo sempre alla navigazione come a qualcosa che serve solo sul web, ma si naviga anche all’interno di un testo sequenziale e tradizionale, anzi più tradizionale, sequenziale, lungo e complesso è, più dobbiamo affinare gli strumenti di navigazione. La ripetizione è uno di questi, forse il principale.
Bene, e con questo post tiro le fila e chiudo il mio pomeriggio passato sulle pagine di un “manuale d’uso per l’utente”.
“Devi scegliere e poi usare sempre quel verbo. Le parole diventano così punti di riferimento, come i segnali stradali.”
Finalmente ci siamo arrivati! Spero che qualche redattore legga questo post e la smetta di correggere le mie traduzioni dicendo che bisogna “variare”.
Mi riferisco ovviamente alle traduzioni tecniche. 🙂
Verissimo, specie per chi come me si trova spesso a leggere o dover scrivere procedure operative di sistema (ISO 9001 o ISO 14001). Ripetere, ripetere, ripetere … mica fa male
Ma come hai detto tu, è nella scuola che nasce il tabù. E se non si parte da lì, sarà difficile abbatterlo;-)
Bellisimo e illuminante questo post! Grazie Luisa.
Ottimo! Hai perfettamente ragione. Sono anni che insisto con i miei collaboratori perchè prendano coscienza di certi principi. Quando si scrive un Manuale Utente la precisione espressiva deve coniugarsi con la massima semplicità. Sintesi, semplicità, precisione e omogeneità di “ripetizione”. E un nodoso randello di quercia con i traduttori “creativi”… tanto che adesso preferisco scrivere direttamente in inglese il manuale, salvo poi farmi correggere gli eventuali errori da un editor madrelingua. Grazie Luisa.
da ex insegnante, oggi preside di una scuola superiore, concordo su tutta la linea: ho combattuto a lungo contro “il retaggio scolastico dell’orrore della ripetizione”, spesso senza successo (insegnavo diritto ed economia, NON italiano). Però ho l’impressione che certi tabù non nascano solo a scuola, ma anche in altri luoghi che producono una cultura diffusa (la televisione? il linguaggio della pubblica amministrazione? altro?).
Aurelio Alaimo
mah, sarò un pesce fuor d’acqua (o una pecora del gregge) ma a me le ripetizioni non piacciono!
Bah, per quel che concerne il mondo della scuola occorre precisare: è menzognero il tabù della ripetizione, lo è almeno per la stragrande maggioranza dei docenti di lettere. A scuola si insegnano la coesione e la coerenza, elementi fordamentali per la sintassi in primis, e poi per la forza argomentativa di un testo. Coesione e coerenza passano anche attraverso le ripetizioni. Quindi, quel che a scuola si cerca di limitare è la ripetizione come risultato di un mancato sforzo, come sciatteria del pensiero che evita di cercare altri modi espressivi e cede alla povertà lessicale. Sono due obiettivi ben diversi.
Saluti,
Annalisa
interessante conoscere il parere dei blogger sull’argomento
[…] legge della vicinanza Con le stesse parole, ti indico la strada Su su, più su… ma […]