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risali negli anni

9 Giugno 2009

Il paese dei festival

Ormai a nessuna disciplina si nega un festival… stamattina l’annuncio del 1° Festival della Lingua Italiana e dell’Alfabetizzazione sul sito del Ministero per i Beni e le Attività Culturali mi ha subito incuriosita, ma poi leggendo il comunicato stampa mi si è accapponata la pelle.
Per esempio, in un passaggio così:

Il Festival intende, pertanto, proporre una visione emblematica e del tutto inedita della nostra Lingua Italiana: una lingua che sappia superare gli schematismi accademici ed adoperarsi per un nuovo progetto sociale, che guardi ai problemi del nostro tempo, alle criticità del sistema mondiale ed alle nuove frontiere del sistema educativo, perché il diritto al futuro divenga finalmente un diritto intangibile dei giovani di tutto il mondo. Nell’era della tecnologia virtuale l’uomo contemporaneo riscopre, oggi più che mai, il bisogno primario di recuperare un dialogo con una forma linguistica autentica e leale alla quale affidare la narrazione della “storia dell’uomo”. Si tratta, in definitiva, di un evento che si occupa al contempo di giovani, cultura ed integrazione, nella prospettiva costante di una lingua intesa sempre quale grande strumento di coesione nazionale.

Oltre allo stupore (è vero, uno scherzo, un esercizio di stile?) mi rimane la curiosità di sapere cosa è mai la “tecnologia virtuale”.

 

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0 risposte a “Il paese dei festival”

  1. ahimè, concordo: dopo anni di festival (è un pezzo dei miei mestieri…) tra cinema e scienza, tra Torino, Venezia e Genova passando per altre aree tematiche e in altre città, soprattutto trovo diciamo anomalo che nessuno faccia il passo successivo, cercando di creare strutture e professionalità, invece di perseguire momenti che hanno avuto e a volte hanno senso, per carità, ma non consentono quel processo di lascito alle persone e ai territori che invece dovrebbe essere un obiettivo. Almeno di qualcuno…

  2. Provo a tradurre in italiano: “non capiamo nulla di come parlano i giovani quando vanno in rete, ma vogliamo che tornino a parlare come noi anche se mangiano cose diverse” 😉 MR

  3. Io sono ancora più stupita (anzi, diciamo pure indignata) da quando sono entrata nel sito e ho cercato il programma di questo sedicente festival. Imbarazzante è il termine meno offensivo che mi viene in mente.

  4. Mi viene in mente un vecchio film di Nanni Moretti, in cui l’attore appare in sogno/incubo al critico cinematografico che ha scritto una critica incomprensibile su di lui, si siede su una sedia vicino al letto e gli legge la critica con ritmo incalzante e inquisitorio, tempestandolo di…” MA CHE VUOL DIRE?… MA CHE HAI SCRITTO?… MA NON PROVI UN PO’ DI VERGOGNA?… “… 🙂

  5. ahahahah, Luisa!
    Magnifico.
    Una meraviglia di testo.
    Visto che si parla di alfabetizzazione, mi sono divertita a verificarlo con il Gulpease: dunque, il risultato è 38.38, cioè quasi incomprensibile per chi ha licenza elementare, molto difficile per chi ha licenza media, facile solo per chi è diplomato o laureato.
    Mica male, no?

    Ovviamente, il diplomato o il laureato che legge capisce le parole e la struttura dei periodi, ma questo significa solo che il medesimo diplomato o laureato può, comprendendo quanto legge, rendersi conto del fatto che si tratta di una mousse di aria fritta, e anche piuttosto stantia.
    E sputacchiarla disgustato qua e là, come si merita.
    Un abbraccio :))

    Annamaria

  6. Ho capito, l’ho tradotto.

    Vogliamo stupirvi parlando alla buona, per intortarvi meglio, visto che c’è un gran casino , anche nella scuola, e del domani non c’è certezza, soprattutto per voi “Giovani” .

    Con tutti ‘sti sms, non ci si manda più a quel paese “a voce”. Ci pensiamo noi.

    In definitiva, parleremo di tutto e di niente, con l’obiettivo di tenervi sotto. Come sempre.

  7. Eppure è quel che molti vogliono, il distillato di fuffa. Se parli in modo semplice e chiaro sembra che i concetti che esprimi diventino banali. Chi scrive paragrafi vuoti pieni solo di parole forbite ed incomprensibili ha spesso apprezzamento maggiore di chi si sforza di comunicare in modo diretto. Mah.

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