Tutta l’arte mi interessa, ma il mio amore va soprattutto alla pittura. L’ho sempre saputo, ma scorrendo i post di Forme e colori di questi sei anni di blog mi accorgo di aver scritto esclusivamente di pittori.
Ad affascinarmi credo sia sempre quel miracolo di riuscire a schiacciare in uno spessore di pochi millimetri interi mondi e visioni del mondo. Ti affacci alla cornice e in quella superficie bidimensionale c’è di tutto. Stamattina, ai Musei Capitolini, affacciarmi dentro le cornici dorate dei quadri del Beato Angelico è stata un’emozione forte e un po’ inaspettata.
La sua opera la conosco bene e l’ho amata fin da bambina, quando ho visitato una dopo l’altra le celle affrescate del convento di San Marco a Firenze. Ma oggi i quadri del frate domenicano mi sono sembrati contenere talmente tante cose, che ogni tappa della piccola ma imperdibile mostra è diventata lunghissima.
La più lunga di fronte all’Annunciazione di San Giovanni Valdarno.
(cliccate sull’immagine per un’immagine grande, tutta da esplorare)
L’oro del tardogotico e le lesene di marmo dell’arte classica.
Lo spazio celeste della volta e lo spazio umano di una casa fiorentina del quattrocento con la sua cassapanca e la pelle di vaio attaccata alla parete a mo’ di riscaldamento.
L’architettura contemporanea e lo spazio denso di natura e di verde che si apre sulla sinistra.
Il peccato dell’umanità con la cacciata di Adamo ed Eva in alto a sinistra e la sua salvezza con l’annuncio della nascita di Cristo.
Il soprannaturale dello spirito santo e l’umanità profonda della vergine ragazza che incrocia lo sguardo dell’angelo e le braccia sul petto in segno di saluto, mentre il libretto che stava leggendo le cade in grembo.
Un inedito (per me) Angelico polimaterico: lo smalto lucente della pittura a olio nelle foglie e nei fiori, le ali dell’angelo dove le pennellate sembrano sollevarsi come piume, il rilievo dell’oro sull’abito dell’angelo, i peli della pelliccia dietro la vergine e soprattutto lo sfumato dei pannelli di marmo che tappezzano tutta la stanza, un incanto informale di colore e luce che avrebbe incantato un grande astrattista del novecento, Mark Rothko.
Luisa, what a beautiful surprise to open your blog this morning and see this beautiful painting! I’ve mentioned it on my blog (which has a link to yours, I hope you don’t mind). I hope I’ve described you properly; if not, let me know.
Dear,
thank you for your quote but… who are you?
Luisa
Ooops.
Marian Dougan, blog wordstogoodeffect.wordpress.com
“La sua opera la conosco bene e l’ho amata fin da bambina, quando ho visitato una dopo l’altra le celle affrescate del convento di San Marco a Firenze.” Io avevo già 20 anni mentre mi aggiravo emozionata a San marco, cella dopo cella, e apprezzavo le differenze tra il Beato Angelico monastico e quello più regale e trionfale dei trittici al piano di sotto nel museo di San Marco. Preparavo l’esame di storia dell’arte sul Rinascimento fiorentino. Penso spesso a quante cose ci accomunano 🙂 Una domenica di leggerezza credo, tu con l’arte, io con il mio giardino. Buona settimana cara Luisa, tua Mariella