Jakob Nielsen, nelle sue Alertbox, è tornato a occuparsi molto di scrittura. Non mi meraviglio: nel nostro web sempre più multimediale e affollato il testo è il carburante dei motori di ricerca. Senza parole scritte non vai da nessuna parte.
Il suo ultimo articolo riguarda ancora i titoli, e in particolare quelli di BBC News, secondo Nielsen esemplari per concisione e funzionalità sul web:
- brevi, perché online si legge meno che sulla carta
- densi di contenuto, perché concentrano alla perfezione l’articolo
- con le parole più importanti all’inizio, perché sono quelle decisive sia per i lettori sia per i motori
- comprensibili fuori contesto, per esempio nei risultati dei motori di ricerca
- indicativi, così gli utenti sanno se l’articolo è di loro interesse e utilità o meno ancor prima di cliccarci su.
Il titolo medio di BBC News ha 34 caratteri e 5 parole, nota Nielsen, che va pazzo per i numeri (asta ricordare il suo recente articolo sulle prime 2 parole e 11 battute). Io non vado pazza per i titoli minimali, perché trovo che lunghezza e un po’ di mistero funzionino molto più spesso di quanto pensiamo, ma considero un esercizio prezioso quello di lavorare in economia e tagliare, tagliare, salvando a ogni taglio la comprensibilità. E solo su quella soglia fermarsi.
Trovo altrettanto utile avere un sito o un giornale per maestro di riferimento, cui dare almeno un’occhiata tutti i giorni. Il mio è senz’altro l’Economist. Il fatto che sia scritto in una lingua diversa da quella in cui scrivo io non compromette affatto l’efficacia delle lezioni.
Quello che mi piace di più è soprattutto la capacità dei redattori di creare coppie titolo + sottotitolo brevi, originali, informative, misteriose quel che basta, curatissime dal punto di vista sonoro:
- Pedal to the metal il ritratto odierno di Sergio Marchionne
- Down down deeper and down un articolo sulla crisi dei mercati
- Easier for the camel un dossier sui ricchi.
D’altra parte l’Economist, anche nella sua versione cartacea ha saputo cogliere le novità del web, ma rimanendo se stesso e valorizzando i suoi lunghi e densi articoli. All’inizio di ogni sezione interna c’è ora un indice con i contenuti di quella sezione, proprio come la sezione di un sito. Guidati di titolo in titolo, è impossibile perdersi.
Una cosa che io adoro in generale di chi scrive in Inglese, è la scioltezza con cui si gioca con le citazioni senza sembrare mai pesanti, retorici o tromboni.
“Easier for a camel” è citazione evangelica; ho appena lavorato un liro per ragazzi (di qualità assolutamente media) in cui il titolo era preso da Percy Shelley, i saccheggi da Shakespeare, Milton e Blake nei titoli di articoli e simili non si contano e così via.
Ciò è anche douto alla brevità della lingua, io sono costretto a dire “Fatti non foste a viver come bruti” 11 sillabe per passare un concetto con un verso riconoscibile, che in realtà si completa nelle successive 11. Un titolo dovrebbe essere “Fatti non foste”, ma non è che parli più che tanto…
Però, bravi, al di là delle sillabe!