Che dovrebbe fare un paese per incoraggiare lo spirito imprenditoriale e la nascita di nuove imprese? si chiede lo special report dell’Economist che citavo un paio di post fa.
Ecco la risposta nell’articolo Magic Formula.
Deve fare soprattutto due cose:
- avere un sistema universitario vivo e pulsante
- essere aperto a chi viene da fuori, incoraggiare gli immigrati con un buon livello di scolarizzazione (creano più imprese; fanno circolare più soldi, idee e competenze; mescolano conoscenze diverse).
I numeri sono nel grafico del giorno, con le percentuali di imprese USA create da immigrati nei diversi settori di mercato.
Se penso all’Italia e ci aggiungo la lettura mattutina del Contrappunto di Massimo Mantellini sull’ignoranza dei politici italiani in fatto di rete mi viene da piangere.
Notizia di oggi: l’immigrazione registra un saldo negativo in USA e Spagna.
e certo…te lo garantisco il livello di scolarizzazione dei rom
L’infographic dei giornali inglesi e statunitensi è sempre un paio di spanne superiore a quella dei media italiani.
Complimenti per questo blog davvero curato e ben fatto.
Sarei lieto se facessi una capatina nel mio e esprimessi un tuo parere sul lavoro che svolgo, dato che la tematica è silmile. 🙂
http://nicologovoni.wordpress.com/
La ricetta mi sembra abbastanza nota, ne hanno parlato a lungo Richard Florida nel suo libro “L’ascesa della nuova classe creativa” e Thomas Friedman in: “Il mondo è piatto”.
Richard Florida parla di modello a 3T (tecnologia, talento, tolleranza). Tecnologia e talento da coltivare anche nell’università e favorendo immigrazione con alti livelli di competenza. Tolleranza nei confronti di chi, diverso per tradizioni e costumi, è potenziale “contaminatore” e apportatore di nuove idee.
Friedman per esempio quando parla delle forze che hanno appiattito il mondo, parla dell’India come caso emblematico.
I giovani talenti indiani esperti di tecnologie, con un mondo reso piatto anche e soprattutto da Internet, negli ultimi anni non hanno necessità di emigrare negli Stati Uniti per trovare un lavoro dove impiegare in maniera proficua le proprie competenze. Possono farlo restando a casa loro (Bangalore, Chennai ..). Quindi l’india che ha speso negli anni cifre immense per istruirli per poi vederli poi partire per gli Stati Uniti, finalmente inizia a trarre beneficio diretto da questi giovani.
Viceversa gli Stati Uniti che per anni, nella silicon valley e non solo, hanno ospitato migliaia di ingegneri indiani si trovano ora a fronteggiare l’inversione di tendenza, con quello che comporta.
Viviamo in un mondo che cambia rapidamente. Il sistema Italia sembra essere troppo statico, tradizionalista e conservatore.
Leggendo il libro di Friendman si ha la malinconica sensazione che per l’Europa e l’Italia non ci siano molte speranze.