Domenica scorsa, festa della donna, la prudente melassa di Fabio Fazio ha ceduto tutta la trasmissione all’imprevedibilità di Luciana Littizzetto. Imprevedibilità che in realtà riguarda al 99% il linguaggio. Che di lei tutto è prevedibile: le notizie che sceglierà, le predichette che farà, ma non le parole che userà.
Così, invece che accendere la tv per gli ultimi spumeggianti dieci minuti come faccio di solito, mi sono goduta la trasmissione per un’ora e mezza. Ogni tanto, il regista inquadrava il professor Gian Luigi Beccaria, docente di lingua italiana all’università di Torino e accademico della Crusca, che rideva come un matto.
Sul Tuttolibri della Stampa di ieri spiegava il perché. Il pezzo lo deve aver scritto con passione e convinzione, visto che anche la sua un po’ ripetitiva rubrichina, ispirata dal linguaggio della Littizzetto ha davvero ripreso quota. Prima che l’archivio della Stampa ingoi il pezzo, copio e incollo:
La domenica sera la Littizzetto, se posso, non me la perdo. Mi interessa come parla. È un fenomeno interessante: come in Benigni, in bocca sua «le brutte parole», come le si chiamava una volta, non disturbano. Le ha sdoganate. Anche per l’effetto sorpresa, straniante: un’irriverenza che non ti aspetti. La sua comicità nasce dal saper incastonare una parola fuori sede, la parola che elude le attese, la prevedibilità. Capita per le similitudini, per esempio: «erotica come uno scafandro da palombaro», «ha la carica erotica di una betoniera». Senza dire degli eufemismi, dei sostitutivi come «il Walter», «la Jolanda» per indicare i genitali, o gli accorgimenti anche di citazioni letterarie, del Tabucchi poniamo: lo «slippino bianco, in cotone… che sostiene il pereira». E i calembour: «il mio amico Pino, grande trombeur de femmes».
In un paese come il nostro in cui ora si va consolidando un italiano di registro medio, neutro, poco colorito, mediocre, trovo normale che abbia una singolare presa e successo questo rinforzo, questo «soprappiù» che viene da una comunicazione ricca di tratti espressivi, sempre sopra il rigo. Oggi che l’uso del dialetto è in calo, e le differenze tra italiano regionale e italiano standard si vanno attenuando, piace il ruolo di alternatività assolto da un contrappunto gergale-spinto.
C’è poi un altro aspetto che spiega il successo della Littizzetto. Sa usare le scorie, riciclare i messaggi pubblicitari, riaccendere il «rumore» indifferenziato di uno slogan, rimotivarlo: penso a quando ci viene a parlare di chi «ha la vivacità erotica di Capitan Findus», quello che fa la pubblicità dei surgelati, o ricicla fumetti (a un tale «si sfrangiano i maroni come la giacca di Pecos Bill»). Usa insomma materiali popolari, massmediatici, fa riferimento al noto, richiama canzoni che si conoscono, personaggi del cinema, tormentoni pubblicitari.
L’intento caricaturale si impone infine con la costante delle metafore animalesche. Si coglie ironicamente l’essenza delle cose o delle persone attraverso l’animalizzazione: «nervosi come vipere cornute», «mi è venuta la pelle di un’iguana» (e non di oca, né di cappone), «il mio moroso è un tacchino disossato», «il fax, una marmotta grassa che ci ingombra la scrivania».
Sono una fan di Lucianina, di quelle che non amano la TV….ma lei non me la perdo mai, oltre allo spettacolo di Neri Marcorè Per un pugno di libri, sempre di domenica, sempre su Rai3.
Sono una fan di istinto, senza pensarci su troppo…ma sicuramente l’articolo del prof. Beccaria mi conforta e mi conferma quello che provo. Sono d’accordo con il prof!
Alessandra Bracaglia – SACE
Cara Alessandra,
mentre scrivi il commento, io scrivo per voi 😉
A prestissimo.
Luisa
Anche a me piace la Lucianina, ma con riserva.
Trovo che sia fantastica quando applica il linguaggio descritto da Beccaria al mondo della politica: la combinazione dei due campi semantici – politica + saggezza erotica femmineo-casalinga – fa scintille.
Quando invece Lucianina rimesta solo nel quotidiano, finisce per ripetersi.
Le sorprese di cui parla Beccaria mi paiono meno… sorprese e un po’ mi annoio.
Così, giusto per condividere… 🙂
Ciao!