La questione delle ripetizioni e dei sinonimi è delle più spinose. Non conosco nemmeno una regola che possa veramente definirsi tale, per cui ogni volta decido in maniera diversa. Anzi, in genere decide il mio orecchio: evito la ripetizione se mi dà fastidio mentre rileggo.
Trovare delle buone alternative non è sempre immediato e capisco che i giornalisti, soprattutto quelli che lavorano online, hanno davvero poco tempo per trovare una soluzione elegante al famoso problema di non ripetere la stessa parola nel titolo, nell’occhiello e nel sommario di un articolo. Però scrivere “la polizia lariana” per intendere quella di Como e il “capoluogo felsineo” al posto di Bologna nei titoli di un grande quotidiano nazionale non mi sembra proprio una scelta brillante.
Orribile come scelta, direi.
Sono un neoblogger, potrebbe interessarti dare un’occhiatina al mio blog che è dedicato alle parole, o meglio alle parole secondo me?Grazie! E poi: come entrare in circolo?
Franz
… è vero ,non è una buona scelta , ma c’è un aspetto positivo, arricchisce il vocabolario di chi legge…
Il “problema” di non ripetere la stessa parola nel titolo, nell’occhiello e nel sommario di un articolo non è tanto famoso quanto falso. Tra le regole ricordate da Matteo Viale citato appena qualche giorno fa, c’è anche quella di non scrivere parole che non useremmo parlando. “Lariano” potrei usarlo dal fornaio e “felsineo” sono sicuro che in molti avrebbero difficoltà a capire che significa se non ci fosse “Bologna” da qualche altra parte.
E poi ci lamentiamo di quelli che non rispettano l’ortografia?
fino a quando non ricominceremo ad utilizzare il dizionario e non guarderemo meno tv la questione “sinonimi” sarà semrpe spinosa!
Sinceramente non comprendo allora l’utilità del dizionario. Se esiste una parola nel dizionario, si può usare. Punto.
Comunicare è anche inibire la pigrizia del lettore.
Luisa, non condivido questo orientamento montanelliano.
è vero che la scelta contribuisce ad arricchire il vocabolario del lettore ed è vero pure, come sottolinea Luigi, che queste parole di certo non sono propriamente di uso comune… ciò che è certo, è che il giornalista “colpevole” doveva essere in seria difficoltà!:-)
Marina
Il messaggio deve essere comprensibile dal pubblico cui è rivolto. Il quotidiano, soprattutto nei titoli, necessità di semplicità ed efficacia. Brava Luisa!
Davide (cronista)
Non sempre la creatività è intelligente. Non sempre la banalità è stupidità. Come in tutte le cose è questione di equilibrio e di misura.
E’ bello utilizzare termini insoliti, arricchendo il vocabolario di chi legge, ma solo quando questo non risulti forzato e fuori luogo.