Agli storici dell’arte il maiuscolo piace un sacco, soprattutto se ci possono riempire interi pannelli esplicativi nel buio di un museo, possibilmente in bianco su fondo bordeaux o nero. Ne ho viste a decine, ultimamente, di cose così e non può essere un caso. Ora ci fanno pure le riviste.
Ho appena aperto il primo quaderno della collana Officine Internazionali, frutto della collaborazione tra i Ministeri degli Esteri e delle Attività Culturali, dedicato alla Galleria Sabauda di Torino. Mi è preso un colpo: sono 46 pagine scritte tutte in maiuscolo, praticamente illeggibili, soprattutto se si pensa che sono solo online. Mi sono consolata con le immagini, veramente molto belle.
In compenso, A List Apart celebra lo spazio bianco e omaggia il lettore.
Quando si tratta di musei e di patrimonio culturale vengo proprio colta dal sacro fuoco della partecipazione. Il 24 gennaio ho risposto al suo scritto chiedendo chi renderà i tempi maturi, ora chiedo a tutti: “che cosa possiamo fare per far nascere nella persona il desiderio di appropriarsi di ciò che gli appartiene di diritto?” Secondo me il problema di un’informazione corretta nei contenuti e rigorosa nelle forme verrebbe naturalmente risolto se la gente pretendesse di capire.
elisabetta
Ho dato un’occhiata anch’io, davvero illeggibile. L’impressione che fa il “tutto maiuscolo” è anche un po’ di sciatteria generalizzata, indipendentemente dal contenuto e dalle, seppur belle, immagini….
Marina