Il post di sabato Stanchezze e traslochi, come quasi tutti i miei post (compreso questo) è nato da un impulso del momento. Non volevo affatto opporre i blog a Facebook o al microblogging tipo Twitter. Ci mancherebbe altro!
Il bello dei social media è che sono talmente tanti che ognuno sceglie quello che vuole.
Notavo solo che io continuo a stare molto bene in un blog, mentre molte altre persone che si occupano di scrittura professionale si sono stufate. Una di queste è Nick Usborne, web writer della prima ora che anni fa ha scritto uno dei migliori libri sul copywriting online. Ora ha annunciato a tutti che l’unica cosa che gli interessa al momento è il microblogging e ha aperto un blog proprio su questo: Popcorn Content. L’obiettivo è raccogliere spunti per scriverci su un libro. Carino il titolo, carina l’allitterazione. Meno carino mi sembra l’appello: Please help me write this guide to writing popocorn content.
Lo seguirò, ma penso che tutto questo saltarellare di qua e di là, questo cinguettare continuo, questo chiedere consigli e contributi di ogni tipo al primo che passa, agli scrittori professionali non è che faccia poi tanto bene.
Dà l’illusione e soprattutto la dà ai più giovani – cosa che mi dispiace molto – che i nuovissimi media rendano il lavoro molto più facile.
Rendono più facile tenere i contatti, confrontarsi, documentarsi, imparare cose nuove, che è tanto, tantissimo.
Ma non rendono più facile il cuore del lavoro di chi progetta, organizza, scrive un testo.
Ci pensavo stamattina, in cui mi sono dedicata a una materia pesante e complicata, da restituire con le parole più semplici e immediate. L’essenza del nostro lavoro è quasi sempre dare chiarezza, ordine, struttura, voce, stile a realtà e contenuti eterogenei, disordinati, complessi, che possono stare in documenti ma più spesso sono ancora nella testa di qualcuno.
Per scrivere due cartelle come si deve te ne devi leggere prima ottanta, devi parlare con dieci persone, ci devi riflettere su, metterti dalla parte di chi leggerà, farti tutte le obiezioni possibili, chiarire i dubbi, chiederti come il cittadino o cliente utilizzerà quelle informazioni, organizzarle di conseguenza, domandarti quali parole mettere da parte, quali scartare. Solo alla fine, scrivere.
Per tutto questo non puoi svolazzare e disperderti, devi soprattutto imparare a “stare”.
Le “veline” della scrittura!? 🙂
Pliaesng to find someone who can think like that
Cara Luisa, di per sé chiedere aiuto non è poi tanto sbagliato. Basti pensare al lavoro dei lessicografi dell’OED o a un sito come http://ebird.org/content/ebird/ dove gli appassionati di bird watching possono caricare foto e registrazioni in seguito utilizzate dagli ornitologi. E’ ovvio che poi sta al professionista (ri)organizzare il tutto. Buon lavoro, Isabella
Cara Isabella,
non è affatto sbagliato… anzi. Ma la mia impressione è che nel mondo della comunicazione stia diventando un po’ una scorciatoia verso il libro facile, quello assemblato alla svelta con tanti contributi. Niente di male, ma allora forse basta appunto un bel blog…
Luisa
Anch’io sono preso spesso da impulsi del momento, uno è questo, e devo dirti che il tuo “stare” corrisponde al mio. L’impulso è dato dal fatto che mi è venuto in mente un modo di dire dei luoghi originari di mia moglie, confine di provincia tra Palermo e Agrigento (Lercara Friddi). Lì per chiedere ad una persona di fermarsi a mangiare oltre la visita, oppure di restare con loro a prendere un caffé al bar dicono “Moviti ‘qa” traduzione letterari “muoviti quà”. Nella pratica significa resta e partecipa (muoviti). Se il tuo “Stare” corrisponde al “moviti ‘qa” mi hai spiegato finalmente questo modo di dire. Grazie per postare sempre su questo blog.
Il bello del web è certo anche l’eterogeneità delle scelte che offre, però anch’io mi sento parecchio più incline e abituata allo stare e all’approfondire, che non che allo svolazzare e al cinguettare.
A ognuno il suo luogo, dunque, e le proprie personalissime scelte, considerando sempre che i luoghi dove di più amiamo stare un po’ ci definiscono, e un po’ anche ci
… trasformano! 🙂
:))) (scusa il commento a singhiozzo!) :)))
Perfetta Luisa, concordo in pieno. Il microblogging e il networking aiuta molto l’aggiornamento e la collaborazione online ma attenzione a non perdere mai di vista la qualità del contenuto.
Mi stupisco che Usborne non abbia utilizzato un tumblr come blog, molto + microblogging e partecipativo (forse anche lui alla fin fine ci tiene alla “tradizionalità” del contenuto 😉 )
davide
Mi sono soffermata sull’ultimo capoverso, dal “Ma” in poi. Descrivi il tuo lavoro in modo affascinante. Non è il mio lavoro, io a volte leggo, cerco di riempire la testa e poi sintetizzo e scrivo per passione e non mi stancherei mai. Sarà che se lo fai per hobby la prospettiva cambia, scegli i temi e puoi anche sbagliare.
Mi sono soffermata sull’ultimo capoverso, dal “Ma” in poi. Descrivi il tuo lavoro in modo affascinante, con passione. Io a volte leggo, cerco di riempire la testa e poi sintetizzo e scrivo. Per me è solo un hobby e quindi scelgo i temi che più mi piacciono ed è più semplice e meno rigoroso, ma mi piace tanto
scusa il doppione pensavo fosse saltato il collegamento
This is way better than a brick & mortar eshbnlistmeat.