La qualità di un sito web la si costruisce soprattutto attraverso la cura di tanti piccoli dettagli, soprattutto per quel che riguarda la parola scritta.
L’effetto di una grafica strepitosa può facilmente essere annientato da un paio di refusi: se non hai avuto attenzione per i particolari e se non hai avuto il tempo di rileggere il sito come si deve, mi posso davvero fidare dei tuoi servizi, dei tuoi prodotti?
La domanda magari non è esplicita, ma comincia a serpeggiare nei retropensieri del lettore e possibile cliente.
Uno di questi particolari riguarda l’inglese e la scelta di “quale inglese” adottare per la versione internazionale di un italianissimo sito.
L’ultima Alertbox di Jakob Nielsen, American English vs. British English for Web Content, parla proprio di questo e vedrete le cose sono un tantino più complicate di quello che possiamo pensare. Interessante, mette un po’ di pulci nell’orecchio e ci renderà più accorti e consapevoli quando dovremo commissionare la traduzione.
“italianissimo” sito. ops! 🙂
Grazie mille, vado a correggere!
Luisa
Per aggirare il problema basta chiedere di fare la traduzione di un testo in International English.
Saluti, I.M.
Grazie per il link a Jakob Nielsen, che ho trovato molto utile. Sono perfettamente d’accordo con te sull’importanza di scrivere bene per non creare un’impressione di sciatteria che il navigatore inconsciamente (?) estende a tutto l’operato dell’azienda. Bene hai fatto a ribadire il concetto: in tempi in cui gli strumenti tecnologici della comunicazione online e gli effetti grafici sono sopravvalutati, si tende a dimenticare che da soli non bastano a far stare in piedi un sito e che quello che il navigatore cerca è il contenuto (il resto è di supporto).
Enrica
@ se non hai avuto attenzione per i particolari e se non hai avuto il tempo di rileggere il sito come si deve, mi posso davvero fidare dei tuoi servizi, dei tuoi prodotti?…
-scusa, ti spiace dirmi quando sei entrata nei miei pensieri per favore, perché non mi sono accorto proprio di nulla…