Mi ero comprata Storytelling, la fabbrica delle storie di Christian Salmon (Fazi 2008) un po’ alla leggera, attirata soprattutto dal titolo e dallo sconto del 20% che Feltrinelli praticava su tutti i libri lo scorso weekend. Me lo sono portato dietro a Venezia e ieri me lo sono aperto sul treno del ritorno.
Ero stanca morta dopo aver parlato ininterrottamente per svariate ore, ma il libro mi ha sorpresa e incollata alle 180 pagine fino alla stazione Tiburtina.
Il libro parla della faccia oscura dello storytelling, il dilagare delle storie e dei racconti che io conoscevo (molto superficialmente) soprattutto nel mondo del management e della comunicazione di impresa.
Salmon racconta in profondità e con molti esempi la “svolta narrativa” a partire dagli anni 90 nel marketing, nell’addestramento militare, nella diplomazia e soprattutto nella politica. Le strategie di comunicazione della Casa Bianca – da Reagan a Clinton, a Bush –, elaborate insieme agli sceneggiatori di Hollywood e rifinite giorno per giorno come una qualsiasi soap opera, fanno venire i brividi.
Le narrazioni e le fiabe non servono più a conoscere se stessi e il mondo, a mettersi alla prova, a dominare il futuro e le paure, a costituire un tessuto umano e sociale, ma diventano una gigantesca macchina narrativa organizzata dagli spin doctor che decidono quali storie farci ascoltare pur di non farci pensare.
L’ultimo capitolo sulle presidenziali francesi, ancora così vive, smonta il meccanismo da operetta dei due candidati, ma nessuno è risparmiato, da Berlusconi a Veltroni.
Lo scrittore americano Don DeLillo così ricorda il periodo in cui lavorava per un’agenzia pubblicitaria: “Mi ha insegnato a diffidare della tecnica dello storytelling, usata oggi dai nostri uomini politici: per far ingoiare l’inaccettabile, essi raccontano storie semplici, in cui tutti possono riconoscersi. Forse la mia esperienza come pubblicitario mi ha spinto a scrivere romanzi dall’architettura molto complessa, a non scodellare al lettore la pappa fatta.”
E così conclude Salmon a proposito dei forti e occulti poteri narrativi:
“La lotta degli uomini per l’emancipazione passa per la fiera riconquista dei mezzi di espressione e di narrazione. Questa lotta è già cominciata, si fa strada nel tumulto di internet e nel disordine delle stories, che sfuggono nella maggior parte dei casi allo sguardo dei media dominanti, ma il cui potere è tuttavia reale.”
Il libro è crudo, a me ha dato una bella svegliata.
Grande Luisa,
come sai bene, purtroppo ci sono anche discipline universitarie che, se malamente applicate, contribuiscono a produrre (o peggio, giustificare teoricamente) macchinette narrative come quelle che dici.
Lo compro subito!
Ciao
Giò
Grazie Luisa per aver segnalato un libro di cui ignoravo l’esistenza ma che, sono certa, è interessantissimo!
Un abbraccio!
Ingrid
Luisa, mi sono spaventata leggendo il tuo post. Siamo dunque così manipolabili e così in balia di chi ci vuole condizionare? Dove ci stiamo dirigendo? Grazie per avermi aperto gli occhi
Marinella
L’inganno dello sguardo, il fissare la telecamera come fosse una persona…il modo di gestire le pause…teatro.
Decine di persone a suggerire e preparare. In qualemondo viviamo.
R$af