Immaginate di avere davanti a voi una caraffa di vino. Scegliete pure l’annata che preferite per questa dimostrazione di fantasia, che sia di un bel rubino intenso. Avete due calici: uno è d’oro massiccio, riccamente cesellato; l’altro è di puro cristallo, esile e trasparente come una bolla. Versate il vino e bevete.
Ditemi quale calice scegliete e vi dirò se siete o meno degli intenditori. Perché se del vino vi curate poco, vorrete provare la sensazione di bere da un oggetto costato probabilmente una fortuna; se invece fate parte di quella razza in via di estinzione, amante di annate pregiate, sceglierete il cristallo, giacché tutto di quel calice è calcolato per rivelare, anziché nascondere, la bellezza della bevanda che contiene.
Cominciava così una delle conferenze che Beatrice Warde tenne a Londra nel 1955. La signora, di cui ignoravo tutto fino a qualche giorno fa, non era un’enologa, ma una esperta dell’arte tipografica, una sacerdotessa e instancabile divulgatrice dei font, ma soprattutto una “comunicatrice”, come amava lei stessa definirsi. Progettava e scriveva infatti libri, articoli e anche brochure per aziende.
La fragrante metafora introduceva il rapporto tra il testo inteso come contenuto, il vino, e la sua forma sulla pagina, il calice di cristallo, che la Warde auspicava il più trasparente possibile, per far apprezzare e gustare in pieno parole e idee, senza la minima distrazione. Quando il testo del Calice di cristallo fu pubblicato, il sottititolo era infatti “la tipografia invisibile”. Il massimo dell’orgoglio professionale e il massimo dell’umiltà.
In italiano, questo saggio breve e prezioso, che sembra scritto oggi e che ha molto da insegnare anche agli scrittori professionali, è stato pubblicato nel 2006 dall’AIAP e ma potete sempre leggerlo in inglese.
La Warde era nata nel 1900 negli Stati Uniti, ma ha passato quasi tutta la sua vita in Gran Bretagna. Una vita bellissima e appassionata, che vale la pena di conoscere e che si compendia tutta nel testo che scrisse per accogliere i visitatori alla porta del suo ufficio:
QUESTA E’ UNA TIPOGRAFIA
CROCEVIA DI CIVILTA’
RIFUGIO DI OGNI ARTE
CONTRO LE OFFESE DEL TEMPO
ARSENALE DELLA VERITA’ CHE NON HA PAURA
CONTRO LE FALSITA’ SUSSURRATE
INCESSANTE FANFARA DEL COMMERCIO
PER NON MORIRE CON LE ONDE SONORE
NON CAMBIARE SOTTO LA PENNA DELLO SCRITTORE
QUI OGNI PAROLA E’ CONTROLLATA E FISSATA PER DURARE NEL TEMPO
AMICO, SEI IN UN LUOGO SACRO
QUESTA E’ UNA TIPOGRAFIA
Nell’era veloce dell’immagine, calamita di vite in corsa, è un lavoro faticoso quello di scrivere, soprattutto sul Web, lasciando che il vino mantenga il suo colore vivido e il suo profumo aromatico.
Silvia
Cara Luisa,
approfitto per uno sfogo…forse perchè sono stanca, forse perchè è un intero anno che mi sento additata da tutti…o forse solo perchè non ce la faccio più a sentirmi inutile! Lavoro in un’azienda in cui a nessuno importa nulla di comunicazione, anzi non sanno neanche cosa sia, e dove tutto quello che faccio, dalle e-mail di informazione ai volantini promozionali, al sito web della società, viene considerato INUTILE e superfluo, a volte anche fastidioso! E così il tuo blog mi aiuta a restare connessa con il mio mondo e con quello che mi piace fare. GRAZIE!!!
Bellissima metafora, soprattutto perchè ha dato forma e voce ad un sentire che mi apparteneva da anni, benchè muto.
ecco qualcuno a cui associarmi nella pulizia degli sfondi grafici, nella scrittura di paragrafi brevi e coerenti, nella scelta di caratteri di cui la leggibilità è la misura della bellezza.
grazie per questa piccola perla e per tutte le altre disseminate in tutto questo sito: utilissimo e, ovviamente, ben scritto
Andrea