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risali negli anni

28 Luglio 2008

La grazia e le grazie di Correggio

Le opere d’arte, come i libri, dovresti rileggerle in diversi momenti della vita, perché ogni volta ti sveleranno qualcosa di diverso. Qualcuna non ti piacerà più. Altre, che ti avevano lasciato indifferente, ti entusiasmeranno.

Correggio, il pittore cinquecentesco che prese il nome dal suo paese vicino Parma, a me è piaciuto sempre ma dopo aver visto ieri la splendida mostra che gli dedica a Roma la Galleria Borghese, so meglio perché.
Antonio Allegri, Madonna col bambino (1526). Firenze, Galleria degli Uffizi.Il suo vero nome era Antonio Allegri, ma secondo il biografo degli artisti Giorgio Vasari, non fece molto onore al suo nome, essendo anzi persona molto schiva e malinconica.

Di tutt’altro segno la sua pittura: che dipinga una Madonna con il bambino, un’amorosa dea o un tripudio di angeli e santi, Correggio sa infondervi gioia, allegria, serenità. Una quotidianità avvolta da una luce dorata.

Non era facile muoversi tra i grandi mostri sacri contemporanei. In Correggio, c’è qualcosa di ognuno: la prospettiva aerea e i volti pieni di sentimento di Leonardo, le figure avvitate come serpenti di Michelangelo, la passione per l’antico di Raffaello. Eppure Correggio non assomiglia a nessuno, prende e rielabora nella sua solitudine provinciale per esplodere con opere uniche che si alzano su su a bucare di infinito le volte delle chiese e anticipano di un secolo laAntonio Allegri, Io e Giove (1531-32). Vienna, Kunsthistorisches Museom. grande pittura barocca.

Il bello è che porta nei cieli la quotidianità della terra.
La Vergine assunta in cielo è una ridente ragazza parmigiana che per sostenersi si appoggia con il piede a un indispettito puttino.

La giovane Madonna degli Uffizi, finalmente sola con il suo bambino, esplode in grida e gesti di tenerezza, come una mamma qualunque. Ci sarà pure dietro l’altissima colonna che allude alla Chiesa e alla fede, ma a lei sembra non importare proprio nulla.

Il pittore delle madonne e della grazia non si tirò affatto indietro quando, alla fine della sua breve vita, Federico Gonzaga e Isabella d’Este gli commissionarono una serie di quadri dal tema assai difficile: gli amori di Giove, il quale adorava sedurre dee, ninfe e ragazzetti ricorrendo a qualunque stratagemma pur di non farsi scoprire dalla moglie. L’incarico era importante: il duca di Mantova intendeva regalare i quadri all’imperatore Carlo V.

Quegli stratagemmi olimpici divennero per Correggio gli spunti per soluzioni compositive e tematiche inedite e audacissime, che gli fecero scalare le vette dell’erotismo in quadri talmente belli e delicati che anche il bacchettonissimo Filippo II di Spagna non trovava niente di male nel rimirarli di tanto in tanto.
Della sacerdotessa Io non vediamo nulla se non quella schiena bianchissima che pare precipitare verso di noi e il viso estatico. Il seduttore Giove è quella nuvolona nera che la avvolge completamente per non lasciare spazio a niente altro; solo vicino al viso della ragazza scorgiamo in trasparenza il bacio appassionato del re degli dei.

Per Danae, invece, Giove prese le sembianze di una pioggia dorata che le cade dritta dritta in grembo. L’evento portentoso si svolge in una semplice camera da letto al tramonto, tra candide lenzuola e amorini che giocano. Nessuno sguardo malizioso, come in Tiziano, niente rossi infuocati di passione, solo una sinfonia di bianchi, grigi e oro.
Antonio Allegri, Danae (1531). Roma, Galleria Borghese

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0 risposte a “La grazia e le grazie di Correggio”

  1. Ciao Luisa, ci hai raccontato una piccola bugia sui giorni di vacanza, ma ti perdoniamo volentieri per il bel post d’arte che ci hai regalato. Fa venir voglia di mollare tutto e correre a Roma.
    Grazie!

  2. Veramente non ho detto una bugia 😉 Ero qui a Roma, ma non avevo tanta voglia di scrivere, atteggiamento che ho assecondato senza troppi sensi di colpa, visto che considero il blog un piacere e non un dovere.
    Ciao.

    Luisa

  3. Luisa questo post mi ha ricordato una cosa che avevo messo in un forum, ma io non conosco l’autore del motto che riporto nel secondo post

    http://jag.forumfree.net/?t=22549351

    Il pezzo è questo:

    “Un libro andrebbe letto più volte nel corso della vita, da giovani, in età matura e da anziani.
    Se ne leggono sfumature differenti.
    E’ come per un edificio, va ammirato al mattino presto, con la luce rosata dell’aba che ce lo mostra attraverso una nebbiolina sottile, poi a mezzodì, con il sole che lo illumina mettendone in chiaro i pregi e difetti, e poi al tramonto con quell’atmosfera che smussa gli angoli.”

    La frase non era esattamente quella.
    Ma il senso grosso modo sì.

    Ci ho preso allora… cioè non me l’ero sognato di aver letto sta cosa!

    😀

    Grazie, per l’ennesima volta mi permetti di colmare una lacuna!
    😀

    E concordo, si scrive quando se ne ha voglia!
    😀

  4. Ho enfatizzato un po’ troppo… era un modo per dirti che sono contenta di tornare a leggere i tuoi post che trovo sempre interessanti e culturalmente stimolanti. Condivido anche in pieno la l’opinione del blog visto come un piacere e non un dovere. Credo anche che quando sono gestiti con ragionevole continuita’ denotano un atto di generosita’ nei confronti dei visitatori.
    Grazie e buone vacanze!

    L’anonima del 28 luglio

  5. Cara Luisa,
    ho trovato questo blog, per caso,sono studente di italiano,e mi é piaciuto tantissimo che voglio seguirlo e imparare da te.
    tanti saluti

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