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risali negli anni

4 Luglio 2008

Dare i numeri

Nella comunicazione di impresa i numeri sono importanti, a volte ben più delle parole, sia all’interno sia verso l’esterno.

L’amministratore delegato nella sua presentazione ai manager in genere annega i risultati economici o gli obiettivi da raggiungere in una complicata slide numero dieci, in mezzo a torte tridimensionali.
Nella lettera a un cliente, la scadenza più importante è collocata del bel mezzo di un capoverso. Così l’entrata in vigore di un regolamento importante in una circolare interna.

Ultimamente ho lavorato parecchio su documenti con molti numeri e ho constatato che l’usabilità e la leggibilità dei numeri è praticamente ignorata, anche le regole di buon senso cui ognuno di noi arriva con facilità.
Per esempio:

  • in una presentazione con le slide i numeri più importanti (risultati raggiunti o obiettivi da raggiungere) possono giganteggiare da soli (sarà l’oratore a dire di cosa si tratta), estrapolati dal contesto, addirittura anticipati prima di tutto il resto per suscitare curiosità
  • in una lettera è meglio mettere in numeri non solo in grassetto, ma anche all’inizio o meglio ancora alla fine di un capoverso, dove l’evidenza è massima
  • in un documento lungo e complesso i numeri possono essere evidenziati in box riassuntivi, anche con un corpo leggermente maggiore
  • ça va sans dire, ma forse non poi tanto, che i numeri in cifre si vedono molto meglio di quelli in lettere

I numeri da soli, anche con un alone di mistero attorno, suscitano sempre curiosità e invitano alla lettura.
Lo sanno bene i lettori di Internazionale. La rubrica fissa dell’economista Tito Boeri ha un titolo standard, sempre uguale, in cui cambia la sola unica cosa che campeggia su tutto: un numero. Di cosa non si sa, ma proprio per questo cominciare a leggere è sempre una tentazione irresistibile.

 

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0 risposte a “Dare i numeri”

  1. Interessante questo sconfinamento. Sarebbe utile approfondirlo. Edward Tufte (http://www.edwardtufte.com/tufte/) ha affrontato l’argomento, soprattutto dal punto di vista della sintassi grafica. Ma è arrivato anche a sorprendenti (per me) critiche allo stile espressivo indotto da Powerpoint (The cognitive style of PowerPoint – http://www.edwardtufte.com/tufte/books_pp) nella comunicazione non solo aziendale. Vedi anche: http://www.perceptualedge.com/

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