Nielsen sta tornando ultimamente sul tema della scrittura. Prima con un articolo che ribadisce la “non lettura” sul web (si legge in media il 20% del testo di una pagina, al massimo il 28%), e ora per ribadire che web e carta sono due cose completamente diverse.
Talmente diverse che è possibile costruirci su una di quelle simmetriche e rigorose contrapposizioni che piacciono tanto ai nostri colleghi anglosassoni:
Linear vs. non-linear.
Author-driven vs. reader-driven.
Storytelling vs. ruthless pursuit of actionable content.
Anecdotal examples vs. comprehensive data.
Sentences vs. fragments.
Da una parte il testo d’autore, la narrazione, le storie, il respiro, la passività e l’abbandono. Dall’altra il testo telegrafico e frammentato ma i dati completi, il lettore attivo, la velocità e quasi la frenesia.
Per provare la sua (ormai vecchia) teoria, Nielsen esamina un articolo del New York Times dal punto di vista web e cartaceo. Il ragionamento apparentemente torna, ma mi chiedo perché i guru dei contenuti come Nielsen e McGovern traggano i loro esempi unicamente dal mondo dei viaggi, dei servizi pubblici, dell’acquisto online. Ovvio che se cerco un biglietto aereo cerco velocemente dati precisi, un servizio affidabile e poche chiacchiere. Idem per gli orari della ASL o il modulo per rifare il passaporto.
Ma è altrettanto ovvio che, per quanto fondamentale, i servizi non sono tutta la rete, neanche quella del business.
Ovvio per tutti, ma non per i guru, che il mondo dei blog professionali, delle narrazioni aziendali, delle reti sociali continuano ad ignorarlo. Nielsen ha parlato dei blog pochissime volte, dedicando loro parole di fuoco.
Nella sua idea di rete l’economia è tutto, anche quella delle parole. Questo suo ultimo post mi ha fatto ripensare a un testo veramente profetico di Franco Carlini, che ormai parecchi anni fa ci metteva in guardia nei confronti della tendenza minimalista e semplificatoria del testo in rete. Come sempre, aveva ragione.
Nielsen invecchia, da ora che se ne parla della differenza e io non trovo che ci sia nulla di cui lamentarsi. Anzi è un vantaggio che permette la convivenza della carta stampata e del web. Altrimenti non avrebbe ragione una di continuare ad esistere e l’altra ad essere nata.
Anche io noto che quando si parla del web si fanno solo a certi settori e all’economia da cui si può trarre profitto. Lo trovo un sistema molto anglosassone, d’altronde le analisi vengono da loro.
Margherita
Come sempre, aveva ragione…
Grazie per aver ricordato Carlini
Anche in un quotidiano stampato salto qua e là alla ricerca di ciò che mi interessa.Per non parlare dei manuali di istruzioni, delle schede tecniche, dei coupon informativi o pubblicitari… sulla carta e sul web è lo stesso.
Più che il canale, è il tipo di testo e il suo scopo che fanno la differenza.
Carta e web: la vecchia contrapposizione continua.[..] da il blog del Mestiere di Scrivere di Luisa Carrada Nielsen sta tornando ultimamente sul tema della scrittura. Prima con un articolo che ribadisce la "non lettura" sul web (si legge in media il 20% del testo di una pagina, al massimo il 28% [..]
Carta e web: la vecchia contrapposizione continua.[..] da il blog del Mestiere di Scrivere di Luisa Carrada Nielsen sta tornando ultimamente sul tema della scrittura. Prima con un articolo che ribadisce la "non lettura" sul web (si legge in media il 20% del testo di una pagina, al massimo il 28% [..]