Parliamo e scriviamo tanto di nuovi stili e nuove scritture, di aziende che scrivono e parlano come persone, di brand come “tono di voce”, di persone e singoli professionisti che solo in virtù della personalità e della forza del loro stile di comunicazione possono sembrare (ed essere, naturalmente) grandi e affidabili come un’azienda.
Io sono la prima a riempirmi la bocca e a riempire le pagine di queste cose raffinate.
Poi bastano un po’ di giorni passati a sciogliere, letteralmente, i nodi sintattici dei testi medi di una media azienda italiana, a chiederti cosa mai volesse dire l’autore del testo con quei verbi tuttofare tipo sviluppare e definire, e a dannarti per trovarne uno più preciso, per ricordarti che la realtà è questa, non quella delle pochissime aziende che si sono avventurate nella blogosfera.
Se un testo è un tessuto, di nome e di fatto, l’esperienza della lettura dovrebbe essere come una carezza che sente sulla mano non i bitorzoli della canapa, ma la morbidezza del velluto, la leggerezza della seta, l’uniformità del percalle. Ovvio, la nostra ideale carezza potrà anche incontrare degli ostacoli, chiedersi cosa mai rappresentino, ma si dovrà trattare di… che so… un fiore di tulle, un inserto di uncinetto, un artistico patchwork.
Scusate, ma dopo ore che spiano bitorzoli e sciolgo nodi, avevo nostalgia di qualcosa di soffice e colorato, così me lo sono inventato. Un blog serve anche a questo.
mitica!
la tua scrittura è lucida e scivolosa
come un fazzoletto di seta
da conservare nel taschino
dalla parte del cuore 😉
un caro saluto
roberta
Io vorrei un aiuto,x completare l’esercizio dei verbi tuttofare qualkuno me lo darebbe???