Mettendo ordine sui miei link di del.icio.us sul tema delle storie nella comunicazione aziendale – tutti in inglese – mi sono improvvisamente ricordata che la cosa migliore che ho letto in italiano sulle storie e il narrare in azienda l’hanno scritta da poco Giacomo Mason e Paolo Artuso nel loro La comunicazione interna. Reti, metafore, conversazioni, narrazioni (FrancoAngeli 2008).
Chiunque lavori in una grande organizzazione pubblica o privata, troverà molto familiare il paesaggio della comunicazione interna raccontato nella prima parte: quello costellato di piani di comunicazione, carte dei valori, house organ, convention, che si rivolgono a quella astrazione che si chiama “risorsa umana” con il linguaggio più impersonale possibile, “una specie di linguaggio di programmazione universale”.
Al di sotto di questa comunicazione istituzionale e ufficiale vive il mondo vero e brulicante della comunicazione informale, delle singole persone e dei gruppi che spontaneamente si aggregano. Un mondo che si nutre di narrazioni e conversazioni continue. Così come nella nostra vita quotidiana, anche in quella aziendale le storie sono la linfa della comunicazione, ci raccomandano i due autori.
Le storie, infatti:
- organizzano l’esperienza, perché attraverso di loro è più facile comprendere quello che ci circonda e i fatti che viviamo
- riportano alla ribalta le persone, cioè “i narratori”
- veicolano conoscenza, perché con le storie è molto più facile imparare
- determinano l’appartenenza al gruppo di persone con cui le condividiamo
- aiutano a costruire l’identità personale e collettiva, perché ci fanno riflettere su chi siamo.
Se la vera comunicazione si svolge tra le persone indipendentemente da quella normativa e istituzionale, cosa resta oggi al comunicatore interno? Molti compiti, più interessanti dei precedenti, secondo Mason e Artuso:
- ripartire dalle persone, non dalle strutture aziendali
- fare l’etnologo, raccogliere storie
- lavorare con le comunità professionali
- farsi da parte, far emergere le voci delle persone e delle comunità
- raccogliere domande e trasformarle in progetti
- convivere con l’incertezza
- trovare un nuovo equilibrio tra la comunicazione formale e le conversazioni aziendali.
Del resto, sulla potenza delle storie non solo per la nostra immaginazione ma anche come motore dell’umanità per dominare il mondo così ha scritto lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa in un bellissimo saggio sulla rivista messicana Letras libres:
In ogni caso, una cosa è universalmente riconosciuta: le storie, questa altra realtà inventata dall’essere umano a partire dalla sua esperienza vissuta e impastata con il lievito dei suoi desideri insoddisfatti e della sua immaginazione, ci accompagna come un angelo custode da quando, nelle profondità della preistoria iniziammo il cammino lento e a zigzag che lungo i millenni ci ha portato a viaggiare verso le stelle e nel cuore dell’atomo e a tutte le prodigiose conquiste della conoscenza come alla brutalità distruttiva, a scoprire i diritti umani e la libertà, a creare l’individuo sovrano.
Probabilmente nessuna di queste conquiste e di queste scoperte sarebbe stata possibile se, guardando alle nostre spalle milioni di anni indietro, non avessimo scoperto i nostri antenati del tempo delle caverne e della clava, intenti a questa atttività ingenua e infantile, sicuramente quando, al culmine della paura, nell’oscurità della notte, stretti ad altri corpi in cerca di calore, si mettevano a divagare, a viaggiare con la mente, prima di essere vinti dal sonno, verso un mondo diverso, una vita meno dura, con meno rischi, o più premi e gratificazioni di quelli che concedeva loro la vita reale.
L’ho fatta lunga, ma il “viaggio verso l’invenzione” di Vargas Llosa mi è piaciuto moltissimo e mi ero ripromessa di tradurne almeno un pezzettino.
Grazie Luisa, per i tuoi audaci e sempre illuminati collegamenti…
🙂
Cavolo l’ultima proprio ctiatva, ma mi sembra pif9 riferita al marketing del prodotto che al suo valore tecnico.Complimenti ancora per gli ottimi risultati 😉