Si parla tanto della necessità che le aziende trovino una loro inconfondibile voce sul web, in particolare nella “parte abitata della rete” , dove possono dialogare direttamente con i consumatori.
Sul libro Internet P.R. di Marco Massarotto che ho appena finito di leggere ho trovato una bella definizione delle diverse voci aziendali. Cito testualmente:
- una istituzionale, corporate, quella dei comunicato stampa, dei bilanci, dei convegni. E’ una voce che tende a essere abbastanza simile per tutte le aziende, specialmente quelle dello stesso settore.
- una comunicazionale, astratta, unica. E’ la lingua delle pubblicità, degli spot, delle campagne. E’ la lingua della marca, una costruzione alchemica per dar voce a un’entità astratta. E’ una lingua nata di notte nelle agenzie di pubblicità con un infinito lavoro di cesello di copywriter e direttori creativi che, come orafi, cercano la frase perfetta. E’ una voce pensata per essere recitata da attori professionisti che “impersonano” la marca, pensata per sedurre in trenta secondi, per vendere in cinque righe. Una voce importantissima, perché è quella con cui la gente conosce (e riconosce) l’azienda.
- Su Internet occorre trovare una terza voce, relazionale. Una voce che preveda risposte, dialogo, conversazione. Una voce che non deve essere interpretata, recitata, ma che deve essere come le milioni di voci con cui andrà a conversare: vera, diretta, varia. Potrà essere quella di una persona o di un team, che dovranno saper trovare un tono di voce, saperlo tenere, saper rispondere a domande impreviste sempre con quello stesso tono di voce. Solo così si riuscirà a costruire un sistema di relazioni con le persone e a rispettare le esigenze di riconoscibilità, di identità di un’azienda.
Grazie Luisa, il tuo post mi fa particolarmente piacere.