“Ma son nate prima le parole o i verbi?”
“Non lo sappiamo. Ma nella mente dei primitivi ogni cosa era viva, ogni oggetto un’azione. Era inimmaginabile pensare a una qualsiasi creatura separata dalle sue azioni: la luna, prima di ‘essere bianca’ ‘biancheggia’, prima di ‘essere luminosa’ ‘illumina’. Credo proprio che le prime parole siano state dei verbi.”
Con questo breve dialogo tratto dal libro di Roberto Vecchioni Le parole non le portano le cicogne si apre il terzo capitolo del Mestiere di scrivere. E dell’importanza dei verbi sono pieni tutti i manuali di scrittura, a partire dai libri sulla semplificazione del linguaggio amministrativo, con la loro messa al bando delle nominalizzazioni (ai fini di una corretta valutazione invece di perché lei valuti meglio, effettuare un pagamento invece di pagare).
Mettere da parte i verbi e preferire loro i sostantivi ha un effetto di inutile pesantezza sul testo: i sostantivi in genere sono più lunghi del verbo e spesso hanno bisogno di un verbo a loro volta. Un post recente di WordWise lo ricorda ancora una volta e cita uno studio dell’università di Cambridge (UK), secondo il quale la corteccia motoria del nostro cervello si attiva anche solo “leggendo” i verbi.
Sul web, che non è un grande libro da sfogliare, ma un luogo in cui agire, i verbi sono ancora più importanti, soprattutto se connessi ai link.
Mi hanno colpito di recente, per la loro efficacia e semplicità, due esempi italiani.
Gli inviti agli itinerari di nuovo e utile:
sai, comincia, impara, scopri, usa, guarda, leggi, partecipa… provate a contare i verbi-invito…
La tagline del blog dedicato alle mappe mentali disegnate:
girare il foglio da verticale ad orizzontale, passare dalla scrittura lineare a quella radiale, usare tutti i colori, liberare la creatività… come non afferrare il pennarello e passare all’azione?
grazie, anche oggi, al solitosei stata una iniezione di creatività, il mio alimento preferito…ciao simonetta
(non vedo l’ora che mi arrivi il tuo libro!!!l’ho ordinato a IBS 🙂
Ciao da Maria e buon fine settimana
Consolante che le cose vere vengano ripetute sino alla banalità…
Il libro di Vecchioni, molto stimolante da vari punti di vista, avrà almeno otto anni (ricordo che ne consigliai la lettura a un comune amico in contemporanea con la di lui moglie, e la cosa ci divertì, all’epoca), e la grande forza comunicativa del verbo è fra le prime cose che impari studiando le tecniche comunicative, almeno nella mia esperienza, ammesso che non ci arrivi già tu da solo: comunque, repetita iuvant, sempre.
Quindi certe cose è bene ribadirle, ogni tanto, anche se ovvie: incredibilmente, per qualcuno restano sempre una scoperta.
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