Questa campagna elettorale così veloce e convulsa offre un materiale interessantissimo a chi si occupa di comunicazione.
Un esempio, tra i tanti, sono le analisi sui video promozional-casarecci che ci sta proponendo in questi giorni Giovanna Cosenza sul suo blog. Io non sono una studiosa come lei, ma certe volte mi sono sorpresa a pensare che vorrei poter non lavorare per le prossime due settimane solo per immergermi nel mare di parole, voci e immagini che ci circonda. Poi, quando riesco a farlo, penso che forse è meglio non vedere e non sentire.
Stamattina però il fulmineo post di Mantellini sulla scadente qualità dell’articolo firmato da Veltroni su Repubblica di ieri mi ha incuriosita (“scritto piuttosto male”, testuali parole) e così me lo sono cercato.
Sottoscrivo: chiunque l’abbia scritto, l’ha scritto male, come una brochure promozionale, infarcito di frasi a effetto e senza i contenuti anche minimi che ci si aspetterebbe a due settimane dal voto. Artificioso come un cattivo esercizio di stile. Qualche perla:
Vedere l’Italia fa bene. Fa bene uscire dal racconto che la televisione ci regala ogni giorno.
(ripetere parole positive, secondo il ghost di Veltroni, evidentemente fa bene)
La cultura serve alla politica più di quanto la politica serve alla cultura.
(come rinunciare a un chiasmo à la JFK… “non chiederti cosa il tuo paese può fare per te…” do you remember?)
Si può essere desolatamente poveri anche con le tasche piene di soldi.
(i tanti poveri di questi tempi penso ci starebbero)
L’Italia è il regno dell’arte e della bellezza, splende di una cultura antica e nobilissima.
(inutile ovvietà… sembra presa da una brochure degli anni sessanta )
Diceva André Malraux…
(dubito che il lettore medio, anche di Repubblica, sappia chi è; avrà pure interrotto il ritmo, ma “ministro della cultura francese” ci sarebbe stato bene)
E poi le metafore scontate: i banchetti del mercato globale, la globalizzazione come mostro ringhiante, oddìo!
E infine, la chiusa infelice e offensiva per chi patisce davvero la guerra:
C’è stato qualcuno, nel passato, che quando veniva minacciato dalla spada, rispondeva con l’arma dell’arte. Come dire che con la bellezza si possono anche vincere le guerre.
Ma frivolezza incosciente e sottovalutazione dell’intelligenza (e delle preoccupazioni) degli elettori sono ormai trasversali.
Il candidato sindaco a Roma, Gianni Alemanno, così sentenzia dai manifesti:
Voglio una città senza traffico.
Non “con i tram”, “le metropolitane, “le biciclette”. Ma “senza traffico”. Cioè niente.
Ma anche se fosse possibile, caro candidato, casomai siamo noi a dire “cosa” vogliamo. A lei, invece, dirci “come”. Se ne ha un’idea. Non scambiamo le parti.
Nella rassegna stampa del PD di ieri mi hanno consolato solo le parole di Bersani:
Anche se non siete del tutto convinti, cavolo, aiutateci, scommettete su di noi, siamo l’unica novità in campo. Noi abbiamo rischiato, rischiate anche voi. Altrimenti torniamo tutti nella palude.
Fortuna che buon senso e un sano fiuto degli umori degli elettori evidentemente ancora esistono.
Come non condividere 🙂
illuminante in questo momento di “inquinamento” visivo verbale
E’ vero Luisa, tra l’altro Veltroni sta ripetendo le stesse cose perlomeno dal suo discorso alla festa dell’Unità di Bologna dell’estate scorsa. Stesse frasi stesse parole ripetute in tutte le piazze d’Italia. A parte l’uscita contro la mafia stimolata da Saviano.
Poi, sinceramente, il buonismo di fondo mi dà un po’ la nausea, ma questo è un giudizio personale.
Per chi fosse interessato, segnalo “Le parole delle elezioni”, un sito in cui leggere i discorsi e i programmi elettorali dei candidati principali, di ciascuno dei quali è disponibile una tagcloud. I testi sono inseriti in un corpus interrogabile in rete, e c’è anche un blog in cui discuterne. Questo è il sito:
http://www.sspina.it/elezioni08/
Stefania Spina
Tanto per mettere un po’ di sale.
Quali dovrebbero essere le parole di un politico per convincere la gente a votare per lui?
Recuperare quei due o tre discorsi storici da Jfk a Malcom X non vale…
ps. no, non sono il ghost di Veltroni
Le idee sviluppano progetti, progetti di qualsiasi tipo, progetti di vita, progetti architettonici, progetti politici. I progetti possono essere espressi in molti modi, con le immagini, le parole, i gesti. Le parole, così come le immagini e i gesti, dovrebbero avere significati precisi, proprio in virtù della forza dei concetti, o delle idee che dovrebbero esprimere. Se si perdono per strada le idee non si fanno progetti e le parole “rumore”.
Mi sarebbe piaciuto di più sentire una proposta di comunicazione, anche brevissima, piuttosto che di nuovo leggere una descrizione di come si dovrebbero dire le cose.