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risali negli anni

31 Marzo 2008

Troppo presto, signor maestro

Si vede che oggi è la giornata della pedagogia e dei bambini, perché ho appena letto il ritratto per me inedito di un maestro famosissimo, una vera icona dell’insegnamento e dell’alfabetizzazione in Italia: Alberto Manzi.

Una star televisiva, il maestro di Non è mai troppo tardi, un familiare in più nelle case Il maestro Alberto Manziitaliane di quarant’anni fa. Eppure ancora oggi in gran parte sconosciuto, questo intellettuale profondamente solo e inquieto, troppo avanti con i suoi progetti e le sue idee.

Lo conosciamo come maestro della lingua italiana, ma la sua vera passione erano le scienze, l’ambiente e il mare, tanto che frequentò insieme l’istituto magistrale e l’istituto nautico, per laurearsi poi in biologia e solo dopo in pedagogia e filosofia.

Già nel dopoguerra, a Torino, fonda il primo giornale scritto da ragazzi all’interno di un carcere minorile.
Già negli anni sessanta, per insegnare la storia portava i suoi alunni a Dachau.
In tutte le materie – nell’epoca dei sussidiari – scelse di essere un divulgatore-narratore.
Per venti anni, ogni anno, passò mesi e mesi nella foresta amazzonica, a insegnare a leggere e a scrivere agli indios, fino a diventare una presenza scomoda. Quando gli revocarono il visto, continuò a entrare in Sud America clandestinamente.
Era il maestro più famoso d’Italia, ma finì nel mirino del Consiglio di Disciplina del Ministero della Pubblica Istruzione per otto volte. Nel 1981 si rifiutò di compilare le schede di valutazione, e lo sospesero dall’insegnamento e dallo stipendio.
Nella scuola elementare romana dove continuò a fare il maestro fino alla pensione era un emarginato, relegato all’ultimo piano. Il suo regno era il terrazzo, dove andavano solo lui e i bambini: vi allestì una vera baraccopoli con piante e animali e persino uno stagno per le bisce.

Centro studi Alberto Manzi >>

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7 risposte a “Troppo presto, signor maestro”

  1. apro il tuo blog curiosa di leggere le tue impressioni sulla giornata viareggina e scopro che dedichi un post a colui che, nel lontano ’65, mi insegnò a leggere e scrivere…almeno così dice la mia mamma…avevo due anni, e non immaginavo certo che leggere e scrivere sarebbe stato il mio lavoro… ancora grazie. Adele

  2. Bel post Luisa.
    Perché importante e’ raccontare la forza di una vita convinta; che avrà sofferto e tanto, ma che ha avuto la consapevolezza di se ed e rimasta sulla sua strada.
    Importante e’ ricordare una storia così, specie in questo presente italiano,appannato e confuso, che da lontano appare come una immagine con il fuoco sbagliato.
    Brava

  3. Che uomo meraviglioso, Manzi!
    A me pare che nell’insegnamento soltanto i folli siano i bravi maestri. Gli altri sono impiegati che cercavano il posto fisso e tante donne che volevano fare figli (e, bisogna darne atto, anche perché l’azienda non è benevola con chi parla di pance…).

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