Quando ho elencato i nuovi libri acquistati, qualche post fa, in uno dei commenti mi si chiedeva di dare un parere sui primi due, dopo averli letti.
Il più lungo e ponderoso, L’arte di avere sempre l’ultima parola, me lo sono proprio bevuto e poi ci sono tornata su con un sacco di sottolineature. Il libro è molto piacevole, a tratti divertente, qualche volta ripetitivo, ma mi è stato molto utile.
L’autore, ex giornalista ed editor di case editrici, è stato folgorato dall’antica arte della retorica che ora costituisce la sua passione esclusiva, tanto da improntare persino l’educazione dei figli, oltre che essere l’oggetto di questo libro.
Gli innumerevoli esempi tratti dalla vita familiare e professionale, e dai discorsi di personaggi veri o fittizi, contemporanei o del passato, da Eminem a Bush, da Homer Simpson a John Kennedy e Martin Luther King, rendono attuali e vicine parole come logos, ethos, pathos e kairos, ma anche figure retoriche che non frequentiamo così spesso. L’andare e venire continuo tra Aristotele e l’email (la posta elettronica è tutta logos, la chat tutta ethos…), Cicerone e Brad Pitt farà storcere il naso agli accademici, ma a me il libro è piaciuto.
Visto che finora mi sono sempre mossa tra i manuali seri con gli elenchi infiniti di figure retoriche e i relativi esempi (che non riesci mai a imparare in astratto) e la pratica dei discorsi e della scrittura (dove applichi tante buone regole della retorica senza saperlo), la lettura mi è stata preziosa per acquisire consapevolezza di cose che già sapevo e istintivamente applico e per mettere ordine tra tante letture sparse (l’articolazione del discorso ciceroniano è deliziosa e non te la scordi più).
L’altro elemento notevole è l’organizzazione del libro, fatto di tanti strati diversi, con rubrichette laterali che fanno il punto come i libri scolastici, gli strumenti riassunti alla fine di ogni capitolo e la sintesi alla fine del libro, il glossario e le appendici. Frivolo e divulgativo quanto si vuole, ma pur sempre un libro da studiare.
Quindi perfetto se vi occupate di comunicazione in senso lato e se la retorica non è per voi un continente del tutto sconosciuto, deludente se vi aspettate un manuale di facili regolette su come avere sempre ragione o rigirare con facilità l’interlocutore.
Il furbissimo titolo non vi tragga in inganno.
Gentile Luisa,
Sono un “internauta ignoto” che ha appena finito di leggere tutto d’un fiato la sua fatica cartacea. Ebbene vorrei segnalarle, e spero di non importunarla oltre ogni legittima netiquette, a proposito di gapingvoid l’etimologia che il grande Igor Stravinskij espose nelle sue “Lezioni americane” (Poetica della Musica) della parola ri-voluzione: quasi si spiega da sé. Tuttavia il musicista russo fu preceduto da Hegel che, nelle sue lezioni di Estetica parla della “morte dell’arte” che avviene quando l’arte si trasforma in speculazione filosofica, ebbene il grande di Jena utilizza la metafora del cicloide. E cosa dire di Richard Wagner e del suo progetto di opera d’arte totale gesamtkunstwerk risultante dalla contaminazione multimediale di ton-wort-drama: non è forse profetico della “contaminazione di media arte e stili che si celebra sul web”. In questi miei Commentarii de bene scribendi arte (che avranno un ritmo giornaliero) metterò a frutto quanto lei ha seminato. Ossequi
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