Tom Peters è un guru del marketing, osannatissimo, richiestissimo e pagatissimo. Tipico divulgatore anglosassone dai messaggi che sembrano sempre tanto, troppo facili. Almeno a me. D’altra parte, ha successo proprio per questo.
In un manifesto di Change This di un paio di anni fa ha raccolto i 100 modi per “avere successo e fare soldi”. Uno dei 100 modi raccomandati è cercare di scrivere meglio (il n° 52, per l’esattezza). Mi ha fatto ridere, mi sono divertita a tradurlo:
Lavora come un matto sulla scrittura!
Sono un ingegnere.
La matematica viene prima di tutto.
Ovvio.
Scrivere non mi è mai venuto facile.
Tuttora non scrivo un granché, ma almeno mi esprimo. E forse sono riuscito a trovare la mia “voce”.
E sapete perché?
Perché mi sono fatto un mazzo così!
(Mi sono fatto un mazzo = Ho scritto un sacco.)
Scrivere bene è importante!
(Può muovere montagne.)
(E’ altamente probabile che non diventeremo un grande scrittore, ma – cavolo! – possiamo diventare molto meglio di quello che siamo… ed è la cosa che conta.)
Quindi: fatti un mazzo a scrivere, dalle email ai post del blog, fino alle lettere a tua madre.
PS Il luogo comune che gli ingegneri scrivono male è evidentemente transnazionale 😉
Cara Luisa,
anche se hai utilizzato una faccina alla fine del tuo intervento, da ingegnere prestato al web, mi sento di dover raccontare questo episodio.
Lo scorso anno mi trovavo ad un convegno del non ancora nato PD in cui si trattava di esigenze formative nell’ambito della scuola italiana. Ad un certo punto prese la parola un signore che, rigorosamente in dialetto veneto, si espresse a favore dell’inutilità esistenziale degli ingegneri, proprio a causa della presunta incapacità di scrivere, parlare e financo leggere. Devo dire che l’intervento fu sottolineato da un brusìo di approvazione da parte dell’uditorio, ancor più grave a mio parere se si tiene conto del contesto in cui tale intervento era stato svolto. Non mi piace intervenire in questo tipo di convegni e tuttavia lo feci proprio per onor di casta.
In particolare mi espressi in questo modo:
“se il collega potesse riflettere sulle azioni che ha svolto da stamattina, potrebbe scoprire che:
si è svegliato grazie ad una radiosveglia elettronica progettata da un ingegnere;
ha acceso una luce alimentata da una rete elettrica progettata da un ingegnere;
ha preparato un caffè utilizzando il metano che arriva nelle case grazie ad una rete di distribuzione progettata da ingegneri;
ha acceso il telefonino progettato da un ingegnere;
ha utilizzato un ascensore progettato da un ingegnere;
ha preso una macchina progettata da un ingegnere per arrivare in aeroporto;
ha acceso un computer progettato da un ingegnere per collegarsi ad una rete WiFi progettata da un ingegnere;
ha volato da un capo all’altro dell’Italia grazie ad una aereo progettato da un ingegnere.
Ma, soprattutto, ha utilizzato quel microfono senza fili progettato da un ingegnere per dire una quantità di sciocchezze riferite agli ingegneri.”
Come sarebbe diversa la nostra società senza il progresso tecnico reso possibile dagli ingegneri?
Per quanto riguarda la comunicazione, anche se siamo ingegneri, non possiamo mica fare tutto noi!!!
Gianluca
Gianluca,
sono d’accordissimo con te, e infatti ho scritto che si tratta di un luogo comune.
Ho lavorato per molti anni a stretto contatto con gli ingegneri e devo dire che la percentuale di persone che scriveva bene era più o meno la stessa che in tutti gli altri settori.
Solo che, unica laureata in lettere tra migliaia di informatici, mi servivo spesso del luogo comune per scherzare e sottolineare la mia “unicità”.
L’automatismo della faccina quindi mi è rimasto…
Luisa
Cara Luisa,
ho voluto lasciare un commento in quanto credo che i luoghi comuni diventino tali perché molte persone sono portate a credere che siano veri. Come, per esempio, che i diplomati al liceo classico abbiano una maggiore difficoltà a laurearsi in ingegneria. Non è vero, ma tutti lo pensano.
Seguo da alcuni anni il tuo blog e devo dire che ritengo tu sia abbastanza corretta nella valutazione delle diverse professionalità.
Il tuo post mi ha tuttavia richiamato quel preciso intervento in quel determinato contesto, che mi ha reso particolarmente furioso, soprattutto se penso al mio paese.
Se il think tank del PD in materia di formazione ed istruzione ritiene che gli ingegneri siano dei seminfermi (o semi-infermi?) mentali e che la vera formazione sia solo quella artistico-letteraria e più in generale umanistica, beh, allora mi viene spontaneo che avesse ragione Prodi quando definiva il nostro un paese impazzito.
Ciao Gianluca
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