Leggibilità visiva: io credo che anche per il testo la forma sia sempre di più “anche” sostanza.
Una bella forma non salva un brutto testo, ma esalta al massimo un testo buono perché ne asseconda i contenuti e lo stile.
Prestare una giusta attenzione alla forma nella quale si trasmettono i testi, ed essere capaci di leggere le scelte – o le sciocchezze – formali fatte da chi li produce potrebbe (dovrebbe?) essere il segno di un’altrettanto giusta attenzione alla sostanza.
A volte, invece, si tende a considerare la forma tanto più disprezzabile o irrilevante quanto più i contenuti sono, o vogliono essere, fondamentali. E’ un’ingenuità che si può pagare cara.
Prestare attenzione alla forma non significa nemmeno sopravvalutarla fino a costruire un universo di finzione, un “dover essere” che si tramuta in dover apparire. Certi testi appaiono molto più credibili e congruenti composti in un onesto Helvetica, nero su bianco, che in un nobile Bembo oro su fondo color visone.
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Il grado superiore del leggere, forse, oggi potrebbe coincidere con il saper leggere sia i testi che la forma dei testi. Il grado superiore dello scrivere potrebbe coincidere con il saper concepire testi che per quanto è possibile comunicano, nella sostanza e nella forma, secondo le intenzioni di chi li ha progettati.
Questo significa leggere e scrivere – e anche parlare e ascoltare – esplorando un universo del senso in cui le parole non sono sempre e necessariamente centrali, e soprattutto non sono più “solo” parole.
E’ l’ultima pagina di Le vie del senso, di Annamaria Testa.