Un fottìo di povere oscenità si intitolano le Parole in corso del professor Beccaria sul Tuttolibri di oggi. Tema quasi d’obbligo dopo i fiumi di parolacce che hanno scorso senza argini in questi giorni in Parlamento. Da una parte la volgarità diventa la norma, dall’altra la parolaccia perde la connotazione oscena di partenza.
“Casino” per i bambini di oggi e per gli stranieri che imparano l’italiano solo parlando esprime semplicemente quantità. Basta. Io invece mi ricordo che mio nonno colonnello dell’esercito si rifiutava categoricamente di chiamare così persino la piccola casa di campagna, preferendo il più elegante ma del tutto inappropriato “villino”.
“Rotti i confini, spezzate le cornici rituali” come scrive il professor Beccaria, dove trovare le parole che ci fanno sobbalzare, che esprimono davvero rabbia, scandalo, sorpresa? Parole di cui comunque ogni tanto – magari solo una volta (il romano quando ce vo’ ce vo’) – abbiamo bisogno tutti, anche e soprattutto i più educati e forbiti?
Il professore si ricicla 🙂
http://www.wordbook.splinder.com/post/13557941/Di+disfemismi+e+altre+amenit%C3%A0
At last! Something clear I can untasrdend. Thanks!
Grazie, Liseuse 😉
E’ anche un riciclo molto molto ravvicinato, a quanto vedo.
Luisa