Da quando ho deciso di non portarmi più appresso il portatile se parto per uno o due giorni (ed essermi resa conto che non succede proprio niente di grave), riesco a divorarmi in treno un sacco di libri.
Mercoledì pomeriggio, tra Venezia e Roma, ho letto Economia della felicità di Luca De Biase, che mi trascinavo nello zaino da un po’. Libro dal titolo “felice”, sicuramente, e altrettanto si può dire del sottotitolo: “Dalla blogosfera al valore del dono e oltre”.
Sapevo un po’ cosa aspettarmi, sia perché l’autore lo leggo spesso sia perché i temi del libro appassionano anche me: i blog e le loro narrazioni, la rete e il ruolo di noi persone al suo interno, il rapporto tra media nuovi e tradizionali, l’attenzione dell’economia verso i valori immateriali quali la felicità, le prospettive – o gli spiragli – per il nostro paese.
Lo sguardo del libro è molto ampio, ma io l’ho letto in un modo stranamente personale, perché mentre leggevo pensavo che De Biase stava raccontando anche la storia di tanti di noi che abbiamo scoperto internet nella prima metà degli anni novanta, buttandoci dentro a capofitto senza sapere bene dove ci avrebbe condotto, ma senza poterne fare a meno.
Ho ripensato al tempo che ho passato a studiare questo nuovo strumento e poi a scriverci dentro. Cosa facile e gratificante oggi che so di avere un pubblico che mi legge, per quanto piccolo e di nicchia. Eppure l’ho fatto, e con molto sacrificio, anche quando il MdS ancora non esisteva o lo conoscevano in pochissimi.
Cercavo – cercavamo – una dimensione di libertà, spazi di espressione, relazioni e dialoghi da instaurare. Ci ho investito tantissimo tempo – la risorsa più preziosa che oggi abbiamo, come giustamente scrive De Biase – senza nessuna certezza sul risultato. Cercavo, senza saperlo, una nuova e inedita forma di felicità, quella che ogni giorno continuo a cercare – e fortunatamente spesso anche a trovare – scrivendo per conto mio parole e idee che potrò condividere in rete con moltissime altre persone.
Ma il valore del dono in rete non ha nulla a che fare col buonismo e con i buoni sentimenti.
Essere generosi e aperti paga in maniera concreta, su tanti piani. Da quello della ricchezza delle relazioni alle nuove amicizie, dall’aiuto che puoi chiedere a chi è più bravo di te se non sai che pesci prendere alla stima e alla reputazione che ti costruisci. Tutte cose che ti aiutano anche sul lavoro. A migliorarlo, a cambiarlo, a inventartene uno nuovo.
Economia della felicità parla di tutte queste cose e di molto altro. Parla al singolo e parla del mondo. Parla ai politici (mi piace pensarlo, almeno) e parla di questo paese. Parla di una società connessa di cui ormai facciamo parte, ma di una rivoluzione che è solo agli inizi.
Parla della rete come “un medium fatto di persone che ripartono dalla scrittura per donare e ritrovare il proprio tempo, per costruire relazioni umane più ricche, per ispirarsi nelle scelte della vita quotidiana.”
ti leggo spesso ed è inutile dire che sei una inesauribile fonte di conoscenza su temi a me molto cari.
Questo libro, credo, lo comprerò. Perché tutte queste idee sullo scambio e la condivisione mi volteggiano in testa da un po’, le vivo in prima persona senza che abbiano un ordine definito e mi farebbe piacere trovarne uno.
a me il blog ha aiutato molto, sia dal punto di vista personale che professionale
buon natale!
francesca sanzo
panzallaria
Sono una tua fedele lettrice, anche se “muta”. Grazie per essere presente in rete: i tuoi post e il tuo sito sono molto utili.
Trovo questo libro molto interessante e sicuramente lo acquisterò.
Ciao, leggo da poco i tuoi “doni” e li apprezzo.
Grazie.
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