Solo qualche giorno fa, quando ho visto una pila di libri che faceva concorrenza alla mia modesta altezza, ho saputo che uno dei libri più venduti in Italia in questo periodo si intitola Il metodo antistronzi.
Sfogliandolo mi è venuto da ridere perché a una prima occhiata il contenuto mi è sembrato più serio del titolo. Ma senza quel titolo, il libro probabilmente se ne starebbe rintanato nello scaffale Management e non troneggerebbe sulla colonna da centinaia di copie.
La cosa mi è tornata in mente poco fa leggendo l’ultimo post di Bad Language. L’autore, il copy londinese Matthew Stibbe, vorrebbe scrivere un libro, ma a modo suo, mentre tutti gli editori vogliono il cosiddetto libro Big Idea. Cos’è? Lo racconta uno spassosissimo articolo di Wired.
Il libro Big Idea è quello che lancia una nuova idea, un nuovo modo di vedere le cose. Per esempio Il mondo è piatto, The long tail, La mucca viola, A whole new mind, Naked Conversations, The tipping point, Made to stick, Wikinomics, Everything is miscellaneous.
Sono libri quasi sempre ottimi e interessanti, ma devono la loro fortuna anche a titoli, sottotitoli e copertine azzeccatissimi.
I redattori di Wired propongono il gioco di inventarsi la confezione del libro Big Idea senza il contenuto. Con la combinazione anche casuale di elementi trendy e preconfezionati.
Per esempio, il titolo, che deve combinare l’idea-teoria con un nuovo termine: Meta-Money, Folksmeme, Community of Multitudes.
Il sottotitolo è fondamentale per spiegare un po’ meglio la Big Idea: il generatore casuale a me ha dato How hidden wisdom transforms the marketplace.
Un paio di esempi veri, dai sottotitoli ritmici e geniali: Why some ideas survive and others die (Made to stick dei fratelli Heath), A little book that teaches you when to quit and when to stick (The dip, di Seth Godin).
E infine la quarta di copertina, l’abstract per i giornalisti: Permanent changes driven by profound ideas and desires remade everything è quello toccato a me.
PS Un libro Big Idea ha sempre l’autore in fondo, mai banalmente in cima.
Si può aggiungere anche “Freakonomics”, che ha venduto milioni di copie negli USA e non aveva neppure una Big Idea in senso stretto (è una collezione di saggi su problemi economici piuttosto disparati). Però il titolo faceva sembrare che ce l’avesse!
Nicola
E io che ho appena deciso di scrivere una serie di post sul tema “scrivere di storia” precipito nella prostrazione. Non se se ho i titoli, ma il titolo proprio non ce l’ho. Non ce l’ho mai avuto.
A presto
P
per quanto mi riguarda il titolo influenza la mia decisione d’acquisto di un buon 70 %,dato che, essendo scaffali pieni di libri, è assolutamente necessario che un elelmento colpisca la mia attenzione altrimenti è solo una goccia .
nell’oceano.
Perchè non visitate anche il nostro blog di segnalazioni di novità editoriali: http://www.internationalbookseller.com
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A presto!
Credo che dopo un pò, la grande strategia di mktg si riveli un emerita stupidata, perchè non basta una perfetta cover-vetrina, ma è sempre più importante il contenuto.
Basti vedere il battage di Dan Brown per il “Codice da Vinci” e rivelarsi una stupidata planetaria.