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risali negli anni

16 Ottobre 2007

I carteggi e le danze

Che l’email, oltre che veloce e comodissima, possa essere anche dannosa per i rapporti interpersonali e fonte di equivoci e incomprensioni, ormai lo sappiamo tutti, anche per esperienza personale.
Ce lo ricorda anche Daniel Goleman in un interessante articolo del New York Times del 7 ottobre: E-mail is easy to write (and to misread).

Lo studioso e divulgatore dell’intelligenza emotiva spazia dai piccoli episodi della sua vita quotidiana a importanti studi sulle relazioni umane.

Nella comunicazione elettronica c’è l’unico canale della parola scritta, non la ricca “danza neuronale” fatta del linguaggio del corpo, del tono di voce, di tutto quel complesso di cose che si chiama comunicazione non verbale.

Quando siamo faccia a faccia, invece di un computer che trasmette un messaggio, c’è “un numero enorme di processori paralleli, tutti al lavoro contemporaneamente e senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.”

In uno studio di prossima pubblicazione, l’email appare come un vero generatore di conflitti e cattiva comunicazione: “Uno dei motivi è che tendiamo a interpretare come piatti e neutrali i messaggi positivi e come negativi i messaggi neutrali. Persino le barzellette sono considerate molto meno esilaranti quando inviate per email.”

Sarà per questo che riempiamo le email di punti esclamativi e di entusiasmi spesso fuori luogo?
Il professor Goleman non ci invita certo a rinunciare alla più rivoluzionaria tra le ultime invenzioni comunicative, ma a interrompere ogni tanto i carteggi elettronici per guardarsi negli occhi e lasciar danzare i neuroni. Dopo, ci garantisce, anche i carteggi elettronici riprendono vigore ed emozioni.

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8 risposte a “I carteggi e le danze”

  1. terribilmente vero. Spesso mi capita di fraintendere ed essera fraintesa via email, di persona basta anche uno sgurdo per capirsi. Però l’email rimane una meravigliosa invenzione.

  2. C’è uno strumento ben peggiore della mail per essere fraintesi: la chat aziendale. Comoda quando devi ricevere ordini dal capo lontano, poi però ti ritrovi a chattare con la collega che è a meno di due metri di distanza. Tramite chat: mi hanno invitato ad un matrimonio, mi hanno chiesto spiegazioni riguardo ad un lavoro che era stato visionato sulla mia scrivania 20 secondi prima (il tempo necessario per tornare alla propria postazione e scrivere il messaggio), mi hanno rimproverato il tono sostenuto (dopo le seguenti parole “ho saputo che avete cambiato la presentazione”), mi invitano a pranzo e naturalmente controllano quando entro in ufficio in base all’ora di connessione.
    È diabolica. Io sto tentando di disintossicarmi. E “timbro” qualche ora dopo l’orario di entrata, per protesta.
    Saluti, Caterina

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