Come sono diversi i Girasoli di Gauguin da quelli di Van Gogh!
Per l’artista olandese sono una presenza assoluta, che impregna di sé tutto lo spazio. Come nelle nature morte di Caravaggio e in quelle di Morandi, non c’è spazio per altro: fiori, frutta e bottiglie sono lì a rappresentare tutto, anche noi che guardiamo.
I fiori a forma di sole di Gauguin, invece, se ne stanno dentro una cesta, che a sua volta se ne sta su una sedia in una stanza dalle pareti blu. Di presenze, qui, ce ne sono fin troppe: un solo occhio misterioso che guarda tutto dall’alto e la ragazza dallo sguardo sognante che si intravede dalla piccola finestra di lato.
Una delle tante che popolano il mondo di Gauguin, ben prima dei paradisi tahitiani.
Lui, Paul, di uomini ne frequentava parecchi, ma non li dipingeva mai: i pittori impressionisti con i quali esporrà a più riprese, i giovani artisti che dipingevano nella foresta bretone di Pont Aven e pendevano dalle sue labbra, gli amici che lo soccorrevano quando finiva i soldi, i mercanti che vendevano i quadri che riportava dalle isole del pacifico, i fratelli Van Gogh.
Le ragazze, invece, rappresentavano il varco verso il mondo primitivo, la natura incontaminata e piena di simboli, i recessi del sogno. Tutte: dalla parigina che dorme silenziosa sul divano in una stanza vuota in una delle sue prime prove alle contadine bretoni con i grembiuloni neri e le cuffie bianche, fino alle tahitiane silenziose.
Tutte sembrano in contatto con un mondo altro, quello che Gauguin cercò in un andirivieni senza sosta tra il Perù della sua infanzia, Parigi, la Danimarca della moglie, la Bretagna, e infine le isole del Pacifico.
Forse è per questo che sono sempre rappresentate in una condizione di confine: il sonno, il sogno, l’abbandono, l’introspezione, un rito di iniziazione.
Attraversato e assaggiato di corsa tutto il movimento impressionista, questo artista senza alcuna formazione accademica, che si mise a dipingere dopo i trent’anni, cerca anche lui la strada per andare “oltre”. Si appoggia a Cezanne e ne prende in prestito la pennellata solida e costruttiva, i volumi certi delle sue mele rosse. Guarda a Degas, l’impressionista più curioso del mondo e dell’intimità femminile, che lo ricambiò acquistando i suoi quadri in uno dei momenti di maggiore bisogno.
A Tahiti, tutti i fermenti, i tentativi, le curiosità degli anni della ricerca trovano il loro posto e si acquietano nelle grandi tele dai colori vivacissimi e piatti, dove le donne, il mare, il fuoco e la natura trovano un ritmo che è quasi una musica. Concentrati potenti di tanta arte che verrà dopo: il colore dei Fauves, il primitivismo di Picasso, la gioia di vivere di Matisse, la decorazione struggente e invasiva dell’art nouveau.
Il concentrato esploderà nel 1906 – Gauguin è morto in solitudine alle Isole Marchesi solo tre anni prima – alla grandiosa retrospettiva che gli dedicherà a Parigi il Salon d’Automne: le nuove leve delle avanguardie del ‘900 sono tutte lì, davanti alle sue 250 opere.
…il tuo blog è davvero bello, se ti va fai un salto sul mio ..con un commento ti linko..ciao
Luisa, tu riesci a descrivere l’incessante tensione dell’Artista (e non solo dell’artista Gauguin) per appropriarsi della forma e della bellezza del mondo. Mara
Sono sempre fantastiche le tue descrizioni …..!
Hai visitato la mostra su De Magistris a Caldarola (MC)?
Ciao, Marina
chissà se un giorno, oltre a deliziare il pubblico del blog, deciderai di arricchire anche a Giulio, che ama l’arte, con qualche visita guidata. Aspetto fiduciosa.