Non visitavo da un po’ quel classico della comunicazione web che è A list apart. Stamattina ci sono tornata, e ho fatto bene perché nel mese di agosto sono usciti ben due articoli sulla scrittura per il web. Uno di una scrittrice e l’altro di una web designer. Due facce della stessa medaglia.
Il primo, soprattutto, è stata una bellissima scoperta perché:
vi ho trovato sintonie profonde con i miei pensieri e le mie scritture di questi giorni
- vi ho trovato delle idee nuove, di cui tra poco vi metto a parte
- è lunedì, e cominciare la settimana con qualche buona ispirazione è sempre una fortuna.
Le sintonie sono già nel titolo dell’articolo di Amber Simmons: Ridare vita all’anoressico web writing.
Anoressico perché i testi sul web sono sempre più striminziti ed esangui, brevi e ridotti a punti elenco, scritti con un linguaggio senza personalità e senza vita:
Sono le parole a dar forma alla pagina e ad attirare il visitatore. Se non sono belle e ricche di significato, non c’è design che tenga. Il corpo non può mai, da solo, prendere il posto del cuore.
I testi possono anche essere cortissimi, ma originali e ricchi di suggestione. Oppure lunghissimi, ma con un ritmo che ci fa scoprire e digerire le informazioni una per una, senza annoiare o farci affogare dentro.
Due delle più note webzine – Slate e Wired – hanno testi molto lunghi. Eppure hanno successo da molti anni.
E’ vero che il Web 2.0 pulsa di vita, a volte fin troppa, ma non altrettanto si può dire dei siti istituzionali, di organizzazioni pubbliche e private, come se fossero ancora due mondi assolutamente separati.
Man mano che la nostra cultura diventa digitale, le forme in cui si esprime devono essere create con la stessa cura, attenzione e gusto che ispitano quelle su carta. Il contenuto intelligente e di qualità è la letteratura dei nostri tempi. I testi online meritano lo stesso amore editoriale dei libri e delle riviste stampate. Non possiamo più incoraggiare gli scrittori online a sacrificare personalità e grazia sull’altare della sintesi e della leggibilià immediata. Meglio incoraggiarli a scrivere esattamente quello che desiderano e sentono, con le parole che servono e con quante ne servono.
La Simmons si dedica poi a due testi trascuratissimi, e invece tutti da riscoprire per le loro potenzialità informative ed emozionali: l’alt text delle immagini e il footer.
Per il primo, l’invito è a non fermarsi alla didascalia precisa e asettica dell’immagine, ma a farla immaginare a chi non può vederla o dare delle suggestioni in più a chi la ha sotto gli occhi.
Interessantissime le idee per il footer, la riga di testo più scarognata di tutta la pagina, buttata sul fondo come in cantina, in cui si stipano tutte le informazioni che bisogna mettere per forza, ma che poi quasi nessuno leggerà.
Il footer, invece, è la quarta di copertina di un sito o di un blog: ogni editor sa che in libreria è la prima cosa che il probabile lettore vorrà leggere e per questo le dedica una grandissima attenzione. La proposta è di sostituire alla riga esile un “piedone” ricco di contenuti bene organizzati in colonnine di testo facili da scorrrere, che presentino subito il sito e il suo autore. E’ vero che l’ingombro aumenta, ma è alla fine della pagina e i contenuti non intecon gli altri. Per leggerli bisogna deliberatamente scrollare.
“[…] Il contenuto intelligente e di qualità è la letteratura dei nostri tempi. I testi online meritano lo stesso amore editoriale dei libri e delle riviste stampate. Non possiamo più incoraggiare gli scrittori online a sacrificare personalità e grazia sull’altare della sintesi e della leggibilià immediata…” Parole sante, profumate e chiare. Finalmente!
Sono perfettamente d’accordo! Il web non deve contribuire all’eutanasia della parola scritta. Incoraggiamo gli scrittori online a tessere la propria tela linguistica arricchendo la più grande ragnatela virtuale!
I miei omaggi.
… semplicemente eccellente …
anche i blog dovrebbero essere pagine di buoni libri: stile, argomenti, impaginazione …
Rino, sempre interessato a leggere questo blog
Son perfettamente d’accordo! Anche se ho notato che la maggioranza delle persone predilige pagine riche di immagini e scarne di parole… un segno dell’ignoranza che avanza?