Non originalissimo – se ne è occupato anche Pietro Citati tempo fa su Repubblica – il Parole in corso di oggi sul Tuttolibri si occupa di sinonimi e di aggettivi abusati. Beccaria è però sempre acuto e divertente (copio e incollo, perché tra una settimana sparisce):
Vi sono parole – scriveva Camillo Sbarbaro nei Fuochi fatui – che i vocabolari danno per equivalenti e ch’io non confonderei; non direi mai musco per muschio, visco per vischio… Si eviterebbero ambiguità e, s’anche di poco, la lingua si arricchirebbe. Così la spuma non è la schiuma. La nuvola è leggera, un fiocco di bambagia; la nube, il suono cupo lo dice, è plumbea, minaccia temporale. La sottana è greve, tetra, è quella del prete, dell’ava; mentre la gonna è festosa, è una corolla capovolta…».
Anche il comune parlante ha bisogno di sfumature, di distinguere, perché la realtà è sfumata. I perfetti sinonimi non esistono. I sinonimi non sono degli optional, ma la ricchezza di una lingua, e vanno usati nel modo più appropriato. Non posso confondere monelleria con marachella, perché la prima è la malefatta di un ragazzo vivace, e la seconda ancora una malefatta, ma fatta di nascosto. Ingenuo è diverso da minchione, e risparmiatore da tirchio, spilorcio, taccagno, pidocchio. Un modo appartiene a un registro neutro, formale, un altro invece all’informale, magari al gergale. Errore è diverso da strafalcione, da assurdità, bestialità, asinata, castroneria, o cazzata, come direbbero oggi i più. C’è una gradazione a discendere tra imbrogliato, truffato, turlupinato, bidonato, buggerato.
Alcuni sinonimi mettono in evidenza lo stacco tra passato e presente, tra antiquato e aggiornato. Specie nel campo tecnico: di un auto, sono certo sinonimi fanali-fari-proiettori-gruppi ottici, ma aumenta dall’uno all’altro la connotazione in senso tecnico.
A volte poi è la moda, l’andazzo del momento a guidare la scelta: prendi due aggettivi come grande/grosso che tendono oggi ad avvicendarsi. Bisognerebbe distinguere tra «un grande scrittore», che indica ingegno e bravura stilistica, e «un grosso scrittore», che non ne sottolinea certo la corpulenza, ma la fama, trasferendo alla persona la corposità dell’attributo.
Oggi però “grosso”, moda anglicizzante per influsso di “big”, è diventato un aggettivo tuttofare. Ha fagocitato tanti altri aggettivi specifici e informativi, ha eliminato una gamma di percezioni, reazioni, valutazioni. Tutto è grosso, un grosso finanziere, un grosso campione, un grosso personaggio, un grosso successo, un grosso affare, abbiamo sempre dei grossi problemi…
Secondo il mo modestissimo parere, non esiste, alla faccia dei vari dizionari di sinonimi, un solo vero sinonimo in tutta la lingua italiana. Tu consulti una parola, e ti rendi conto che ogni preteso “sinonimo” in realtà implica una sfumatura di significato, tutta unica e sua…
ps. e non solo uno grosso scrittore, ma anche uno scrittore grosso…perché la buona vecchia grammatica, oltre al vocabolario, dove la lasciamo?
“Tutto è grosso, un grosso finanziere, un grosso campione, un grosso personaggio, un grosso successo, un grosso affare, abbiamo sempre dei grossi problemi”
Mi viene in mente un titolone, qualche anno fa, riguardante la cronaca politica della mia città, Rimini (forse si parlava di uno dei tanti “motori immobiliari”). “L’affare s’ingrossa!” E, appena sotto, il faccione di un assessore comunale. Confesso che ogni volta che incontro il tipo, ora solo consigliere, penso a quel titolo e alla sua ambivalenza. E mi viene da ridere…
Ho dimenticato la firma, sorry.
Sono Cristella
Sono quasi d’accordo, ma il rischio che corre chi si affida troppo alla precisione dell’esprimersi in aderenza alle parole che hanno un preciso significato, è quello di perdere l’occasione di estenderlo, questo significato. Male il raccontare creativo accetta regole standardizzate, come male il genio condividerebbe l’omologazione verso il basso del buon senso comune. L’estensione del significato di un termine è importante per mostrare le indefinite e graduate sfumature che la realtà mostra e cela dietro l’apparenza dell’inerzia del suo peso.
Ti ho beccato: “un auto” senza apostrofo!! Essendo abbreviazione di automobile direi proprio che ci va…
Matita blu :))
Gianluigi
For the love of God, keep writing these arlsitec.
Miii, l’ho letta sul feed dove non si vedeva il corsivo e mi rendo conto ora che l’errore sarebbe di Beccaria in persona!! Vabbè, allora ha ragione lui. Adesso esco, devo andare a comprare un auto nuova. :))