Sono immersa in decine di slide e in testi da rileggere per un incontro che ho tra domani e dopodomani ed ero convinta che non sarei riuscita a tornare a postare prima di sabato.
Invece, come sempre, è il post che arriva da te.
Una delle slide che stavo riguardando si intitola “il web e l’arte di impacchettare tutto”, cioè quel modo sempre più in voga di confezionare il contenuto in tanti pacchettini digeribili, fatti di una sola frase, ma tutte numerate, così sai subito quanto dovrai leggere e impegnarti. Lo fanno anche i bravissimi, come Brian Clark di Copyblogger e R. P. Clark con i suoi 50 Writing Tools.
Ne devo aver già scritto in questo blog, ma tra i quasi 1.000 post ora non riesco a trovare quello giusto.
Con la slide davanti, mi arriva via email un’altra confezione con 10 pacchettini, davvero piacevole e abile.
Il comunicato stampa della casa editrice Fandango descrive la nuova collana Quindici Libri in un elenco di dieci semplici regole:
L’abilità sta sicuramente nella semplicità, ma anche nel gioco che numera senza osservare in realtà alcun ordine di priorità, anzi mescolando le carte, tranne forse che per la prima e l’ultima regola.
L’elemento di maggiore attrazione per gli esordienti, il fatto che a scegliere i libri da pubblicare siano Baricco e Voltolini, è collocato con nonchalance al punto 7.
Ogni tanto passo qualche oretta a leggerti. Ed oggi, grazie ad un post datato (sabato 11 febbraio 2006!!!) che evidentemente mi era sfuggito, ho avuto la terribile conferma di essere un piccolo provinciale.
Riprendendo il garbato compitino di Beppe Severgnini – l’aromatico prezzemolino dei salotti mediatici più cool – tu ci dici appunto che “la mission – nel mondo della comunicazione – è ormai talmente superata e abusata da fare piuttosto “provinciale””.
Così mi sono vergognato tantissimo di aver usato la parola mission nella mia mancata relazione finale sul ruolo di funzione strumentale presso il prestigioso (?!) Liceo Sigonio.
Giuro che non lo farò più. D’ora in poi i miei testi “aziendali” saranno “diretti, leggeri e conversational” (almeno fino a quando tu o Beppe non mi farete sapere che anche un testo conversational comincerà a trasudare sensazioni demodé e provinciali).
[Ma… non è che pure il termine provinciale emana quel sottile sentore di “vecchio e polveroso” che…]
Grazie e buona vita.
scusa: mi sono accorto ora che il commento viene pubblicato con l’orrida dicitura “utente anonimo”: mi firmo: Agati (www.agatimario.blogspot.com)
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