Sono sempre più convinta che una delle chiavi di una buona comunicazione in questo mondo sempre più affollato di voci, parole, immagini e canali sia mescolare audacemente gli stili, deragliare un po’, spiazzare il giusto. Far trovare uno stile e un tono dove non te li aspetti.
Ne ho avute due piccole prove stamattina.
Greenpeace mi manda una lettera lunghissima (altro che piramide rovesciata e “mi raccomando, arriva subito al punto!”:
Cara Luisa,
non so se ne sarò del tutto capace, ma voglio comunque provare a condividere con te la più incredibile esperienza della mia vita. Quella che mi sto accingendo a ripetere in queste settimane, all’inseguimento della flotta baleniera giapponese nell’Oceano Antartico.
A metà pagina si entra nel vivo e ti sembra di essere anche tu sulla baleniera:
La vista delle baleniere è inquietante, ma ciò che più mi ha colpito è l’intenso odore che le avvolge, ti toglie il respiro. E riuscire a piazzare il gommone tra la prua di una baleniera, che naviga come un cavallo pazzo, e una balena disperata in fuga è un’impresa faticosissima, sia per il fisico che per la mente. Quando però vedi le balene saltare fuori dall’acqua proprio davanti alla tua prua, e capisci di essere nella giusta posizione per proteggerle, ti viene istintivo di fare un gran sorriso.
Pagina 2, fine della lettera:
Un respiro su due lo dobbiamo agli oceani, che forniscono al pianeta metà del suo ossigeno.
Anche tu, prova a tirare un bel respiro e pensaci su.
Sostieni Greenpeace. Che vita sarebbe senza il nostro bellissimo mare?
Solo a pagina 3 la concreta e argomentata richiesta di sostegno.
Ma la storia, la narrazione, la memoria, il diario di viaggio hanno ormai preparato il terreno.
Altra storia.
Repubblica pubblica per intero il discorso che il cardinale Martini ha tenuto ieri a Parigi sul libro del papa su Gesù.
Dove ti aspetti una dotta disquisizione dal pulpito, con tanto di rituale premessa e di omaggio all’autorevole autore, trovi invece 5 domande secche, come la slide introduttiva di un amministratore delegato che illustra strategie o i risultati di bilancio:
Cercherò di rispondere a cinque domande:
1. Chi è l’autore di questo libro?
2. Qual è l’argomento di cui parla?
3. Quali sono le sue fonti?
4. Qual è il suo metodo?
5. Che giudizio dare sul libro nel suo insieme?
E risponde, il cardinale, punto per punto, portandomi alla fine di un lungo articolo che altrimenti difficilmente avrei letto.
Naturalmente l’ingenua sono io, e pure piena di pregiudizi e luoghi comuni.
Mi aspettavo la predica, e invece avrei dovuto saperlo che il cardinale che ha retto per decenni la diocesi più grande del mondo e ha istituito la “cattedra dei non credenti” in fatto di comunicazione ne sa una più del diavolo.
Vengo spesso a sbirciare, di nascosto. Vengo a leggere, ad apprendere, ad assaporare colte righe.
Grazie per condividere le tue esperienze, esperienze che hanno accresciuto il mio infimo sapere.
Felicità
Rino, gustando parole.
Bello il suo sito!
Semplice, ma accattivante. Quindi perfetto!
Tornerò, ma ora sto scrivendo la storia della mia vita. Intanto lascio solo traccia del mio blog.
Un caro saluto Antonio Naculostrich
blog dai contenuti interessanti. complimenti.
http://kikka69.leonardo.it
Ti aspetto sul mio. Kikka69
Sull’articolo su Martini, che confesso mi sarebbe piaciuto vedere papa, per poter essere magari un po’ anche stupita dal successore di Pietro, avrei alcune considerazioni da fare.
La prima è che, per l’argomento trattato, il metodo – domanda/risposta – non solo è un ottimo teaser per il lettore, ma semplifica molto anche il lavoro di chi scriva, quindi penso che la scelta fosse, non dico obbligata, ma abbastanza naturale.
Sul contenuto, vorrei invece specificare che:
se non ricordo male, secondo gli archeologi, la esistenza della citta di Nazaret al tempo della supposta presenza terrena del Cristo è messa seriamente in dubbio, così come il reale significato del termine nazareno usato da Matteo, mentre non lo è assolutamente quella di Betlemme, dove effettivamente secondo le scritture Gesù nacque: perché allora un papa pare ignorarlo totalmente e lo chiama Gesù di Nazaret?
Fa bene quindi Martini a sottolineare che si tratta di un’opera di un teologo e non di un esegeta, e tanto meno di uno storico, anche se si ribadisce, paradossalmente, la realtà storica del soggetto del libro; vorrei aggiungere poi che, storicamente, è l’Impero che usa il Cristianesimo, e non viceversa, come erronemente affermato anche da Martini, nel vano tentativo romano di trovare un collante ideologico che non esiste più, tanto che il primo concilio ecumenico, a Nicea, è indetto dall’imperatore Costantino per riordinare una materia dottrinaria estremamente composita e farraginosa (in pratica, ogni comunità paleocristianana aveva il proprio credo singolo), e all’epoca, ancora nessuno si sognava, né di affermare il primato del patriarcato romano sugli altri, né tanto meno di affermare il predominio della chiesa cattolica sull’impero, tutt’altro. Erano solo pochi decenni, in fondo, che Costantino aveva concesso la libertà di culto ai cristiani, e poi Teodosio aveva reso il cristianesimo culto ufficiale dell’impero.
L’affermazione del potere *anche* temporale, lenta opera di costruzione, inizierà solo nel secolo successsivo con papa Leone Magno, che secondo la tradizione salva Roma dalla furia Unna.
Trovare di queste inesattezze storiche, piuttosto eclatanti, anche nel commento di Martini mi dà da pensare: in fondo stiamo parlando delle conoscenze di un cardinale e di un papa.
Se mi sono dilugata su argomenti apparentemente Off topic rispeto alla scrittura è perché non mi piacciono molto le etichette, ma anche le macedonie letterarie, sempre più diffuse in libreria, ritengo siano pericolose.
Partendo dall’esempio, credo valga la pena ribadire che se un testo è mistico, teologico o storico o divulgativo o catechistico etc, lo si dovrebbe, per onestà nei confronti dei lettori, chiarire molto bene, IHMO, così che chi lo accosti sappia cosa si trova davanti, e con quale spirito leggerlo.
Inoltre, il non citare fonti è sempre un atto di arroganza intellettuale: gli storici amano dire che le note a piè di pagina e la bibliografia, sono la democrazia della lettura, ed hanno perfettamente ragione. Era nel XII secolo, che pensare di poter accostare da soli, senza il filtro ecclesiastico, Bibbia e Patristica era sufficiente per essere dichiarati eretici. Ora credo che i lettori, se lo desiderano, dovrebbero essere messi in condizione, se lo desiderano, di verificare ed approfondire quanto trovano scritto, tanto più quando si tratti di opere non “protette” dal dogma dell’infallibilità papale.
Infine, vista l’adesione entusiastica del cardinal Martini al libro di Ratzinger, non capisco la logica seguita da chi ha titolato l’articolo, che farebbe invece supporre posizioni critiche: astuzia di giornalista per attirare lettori?
Buon fine settimana a tutti e grazie della pazienza.
f.
I pregiudizi e gli stereotipi sono proprio duri a morire e generano molto rumore per nulla.
Proprio ieri parlavo ad un’amica in merito ad una mia ricerca personale in tema di educazione all’amore. Bene, non ho fatto in tempo a nominare la parola corso prematrimoniale che è partita una sfilza di commenti senza senso e fondamento sul come tali corsi siano del tutto fuorvianti. Possibile che appena si parla di chiesa cattolica o religione cristiana molti sentono l’irrefrenabile bisogno di tenersi lontano? Salvo poi ovviamente accorrere all’altare di qualsiasi cosa che assapori d’oriente. Terzani, che il mondo lo conosceva abbastanza bene, consigliava, a chi gli chiedeva dove cercare il proprio spirito, di entrare in una chiesa a Firenze; questo perchè il valore dell’esperienza era alto tanto quanto il rifugiarsi in un convento buddista.
La chiesa cattolica è sostenuta da persone di valore che hanno una propria visione che può essere condivisa o meno e questo non può far mettere in discussione la qualità dei contenuti o dei suoi rappresentanti.
Chiedo scusa per lo sfogo.
Utente anonimo, immagino che lei si riferisca a me, anche se per quanto mi pare, non ho riferito nessuno “stereotipo o pregiudizio” ma sulla base di alcuni dati storici che qualsiasi studiodo di storia del cristianesimo può confermare, mi interrogavo su un fenomeno che vedo sempre più diffuso in libreria, e che ha generato, per dire, la incredibile fiducia di una marea di persone nelle pretese verità (assolutamente ridicole!) contenute nel Codice da Vinci, tanto per fare un esempio eclatante, dato che ormai la gente non sa più distiguere , e spesso non gliene viene dato il modo, fra un saggio, un romanzo, un’opera religiosa etc. Non mi pare che in questo chiedere maggior rigore vi sia nulla di male, anzi…
Se ritiene che le mie perplessità storiche siano fonte di pregiudizi o stereotipi, la devo deludere: sono frutto di studi universitari seri, nel senso di non tendenziosi, tanto per precedere prevedibili obiezioni. Non vedo poi cosa ci sia di pregiudizievole nel chiamare col suo nome tecnico una forma di comunicazione scritta ben sperimentata nel business writing, ma spesso usata anche intuitivamente, come la domanda per attirare il lettore, o il trovare il titolo incongruo con il contenuto dell’articolo. Forse, se avesse letto con più calma, e meno pregiudizi, non avrebbe avuto bisogno di sfoghi.
Stia bene.
ps. Ah, la volevo rassicurare: non mi rivolgo “ovviamente all’altare di qualsiasi cosa che assapori d’oriente”. Saremo mica un po’ qualunquisti?
😉
Qui non si sta mettendo in dubbio una visione religiosa, cosa personale e rispettabilissima, ma la realtà o meno di alcune notizie storiche, che mi spiace per lei, se riportate correttamente dal giornalista, (e anche questo è un aspetto del problema) non sono vere. E se riportate da persone che per importanza di ruolo nella chiesa cattolica non le dovrebbero proprio sbagliare, è un bel pasticcio, almeno secondo me. Per lei invece non ha importanza: viviamo in democrazia e ognuno è libero di pensare ciò che meglio crede.
Chissà perché però certi cattolici (e che ne sa lei di qual’è il mio credo o la mia fede?) sono spesso così immotivatamente rigidi? di solito, chi è sicuro delle sue posizioni, non ha bisogno di irrigidirsi per ribadirle – ci crede, e questo è il punto.
Mah… avesse detto una inesattezza rispetto a una disciplina che non è la sua un qualsiasi professore universitario, e qualcuno lo avesse notato, scommetto che non si sarebbe inalberato tanto. Mi ricorda un po’ il recente “scandalo Toaff” sulle Pasque di sangue… ha presente? Altra religione, qualche perplessità analoga.
Gentile lapardaflora, non mi riferivo a lei con il mio commento ma semplicemente al post del blog dove si confessano candidamente pregiudizi e luoghi comuni che spesso tengono lontano da determinate fonti, salvo poi esprimerne giudizi sul valore (non è il caso di questo blog dove i commenti sono sempre pesati e frutto di valutazioni).
Ho colto questo spunto per riportare un’esperienza personale che mi ha infastidito molto e che ritrovo spesso parlando con persone che si autodefiniscono “aperte”.
Ho letto ora con attenzione il suo commento che ho trovato molto interessante sebbene i riferimenti non fossero per me di immediata comprensione. Di certo è una persona preparata e lontano da me l’intento di mettere in dubbio la sua conoscenza.
Detto questo, non sono un praticante e non ho interesse nel difendere la religione cristiana più di altre.
Saluti.
Lieta che ci siamo chiariti, anche perché ero piuttosto perplessa, non parendomi d’aver parlato in termini irrispwttosi, o banalizzanti (cosa che detesto, eper ciàò mi sforzo di evitare). Fra l’altro, umanamente Martini mi è molto simpatico.
Da non credente, laico, agnostico, diciamolo pure, di sinistra liberale, milanese molto ‘dissidente’, ho sempre avuto una sincera ammirazione per Cristo, il rabbi profeta, S. Francesco, Giovanni XXIII, e i Card. Martini e Tettamanti.