Quando passo giorni, mesi, anni scrivendo lentamente le mie parole su un foglio bianco, seduto al tavolo, sento di costruire un nuovo mondo, una nuova persona dentro di me, proprio come coloro che costruiscono un ponte o una cupola pietra su pietra. Le pietre di noi scrittori sono le parole. Le tocchiamo, sentiamo i rapporti che hanno tra di loro, qualche volta le guardiamo da lontano, qualche volta le accarezziamo con le dita o con la punta della penna, le pesiamo, le sistemiamo e così per anni, con determinazione, pazienza e speranza costruiamo nuovi mondi.
da: La valigia di mio padre di Orhan Pamuk, discorso tenuto a Stoccolma il 7 dicembre 2006, in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Letteratura.
Einaudi, 2005
Costruiamo nuovi mondi.
Avrebbe potuto aggiungere: che sarano abitati da altri
mi viene in mento un libro affascinante di YASMINE GHATA, La notte dei calligrafi- Feltrinelli – lo hai letto?
ciao
simonetta
A me invece viene in mente l’Elogio della scrittura di Barthes… quando si ama perfino il semplice atto muscolare dello scrivere, l’odore dell’inchiostro… cose che il pc ci ha tolto, per darcene altre, certo, ma che ogni tanto si finisce per tornare a cercare.