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18 Maggio 2007

Il tempo del treno, e il tempo dei libri

Mi è sempre piaciuto viaggiare in treno, ma adesso considero quelle ore un tempo incantato e sospeso, che posso dedicare unicamente alla lettura.

Ieri e l’altro ieri ho deciso finalmente di sottrarmi al multitasking ferroviario e di lasciare a casa il mio pur leggero e sottilissimo portatile. Mi sono così letta e goduta per intero L’ultima copia del New York Times, di Vittorio Sabadin. Un libro che appartiene a quella categoria che non ti racconta cose inedite e non ti fa grandi rivelazioni, ma fa ordine e ti aiuta a “leggere” quello che ti succede intorno, che vivi in prima persona, che in parte intuisci, ma che fai fatica a mettere a fuoco in tutta la sua complessità.
Il declino dei giornali su carta e la ricerca di una nuova vita online, il trionfo della freepress, la blogosfera, il citizen journalism sono tutte cose che seguo ormai da anni, ma l’analisi di Sabadin – precisa, documentata, avvincente come un romanzo, aggiornatissima a un paio di mesi fa – ha fatto chiarezza, a partire dalla premessa: i media e le informazioni si moltiplicano, ma il nostro tempo no. E’ il nostro tempo il nuovo terreno della battaglia dei media.

Nel mio tempo, i giornali hanno perso la battaglia da un pezzo.
Non solo perché non ne compro quasi più, ma perché non ho più come una volta il “mio” giornale. Passo gran parte del mio tempo in rete, quindi leggere la notizia non mi interessa più. Cerco la differenza, che può essere di contenuto o anche solo di stile, di buona scrittura. Questa differenza la cerco in giornali molto diversi, che acquisto in giorni diversi, a seconda di ciò che hanno da offrire quel giorno: Il Sole 24 la domenica e il giovedì per Domenica e Nova, il Foglio per l’inserto del sabato, il Corriere il sabato se ho voglia di sfogliare Io Donna, ma anche altri se dai sommari online scovo per quel giorno qualcosa che mi interessa.

Lo stesso faccio con due settimanali che mi piacciono: Diario e Internazionale, che tieni sul comodino anche un mese, perché le loro storie non scadono in giornata come la busta del latte. Ma è dagli indici online che mi decido all’acquisto.

In compenso leggo tanti, ma tanti più libri: la rete mi offre mille stimoli e curiosità, nonché promozioni, che fatico a star dietro. Quando leggo un post con la recensione convincente di un libro, da parte di un blogger che stimo, entro in IBS e aggiungo al carrello. Lo riempio all’inverosimile e se al momento dell’acquisto faccio la scrematura, è pur vero che dentro ci rimangono un sacco di cose, molte di più di quelle che comprerei in libreria.

Leggo più saggi, ma anche più narrativa.
Nella battaglia per il mio tempo, stanno decisamente vincendo le storie, con la loro sospensione del tempo e con quella seduzione eterna e irresistibile che è la promessa di un nuovo mondo in cui entrare, appena aperta la copertina-porta.

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3 risposte a “Il tempo del treno, e il tempo dei libri”

  1. sono nella stessa situazione, compro meno giornali (e sento moltissimo la mancanza di internazionale che qui non trovo), sfrutto blog e freepress e mi lascio consigliare volentieri dalle recensioni di libri in rete (come questo post 🙂

  2. Mi sono riconosciuta molto in questo post, a partire dai treni: ho fatto da pendolare ferroviaria liceo e prima università, e spesso quello ferroviario era l’unico tempo che potevo prendere completamente per me e la lettura, anche se spesso ho fatto anche incontri bizzarri e altrimenti impensabili, sui treni – un anziano cartografo, che mi raccontò del suo lavoro giovanile in Africa, al seguito di spedizioni geografihe esplorative… ricordo ancora come un raro privilegio l’ora di racconti da “hic sunt leones” che mi donò.
    Anch’io ho il mio conto aperto su IBS (arrivato proprio oggi l’ultimo pacco)
    🙂
    però vorrei spezzare una lancia anche a favore della libreria, quando si ha, come noi, la fortuna di abitare in città che ne possiedono molte, ben fornite e con commessi competenti. Spesso, soprattuto di fronte ad una novità editoriale, anche prenderla in mano, sfogliarla, sentire quell’odore e rumore tipico dei libri intonsi, leggicchiare a singhiozzo, è importante per la scelta di un libro; un po’ come di fronte a certi vestiti, che se non li provi, non saprai mai come ti stanno addosso. Sarà che con Barthes, oltre all’amore per la scrittura – gesto, atto muscolare, associa anche quello per il libro – oggetto (che delizia le mostre antiquarie…), e un passaggio in libreria spesso riserva la scoperta di tesori altrimenti impensabili, per esempio in un remainder serio, dove ho trovato un saggio che cercavo da molto perché ormai fuori catalogo da anni.
    In quest’ultimo periodo, per vari acciachi che mi hanno tenuto a letto a lungo, ho fatto scorpacciata di storie, dato che i saggi li riesco a leggere solo a tavolo di lavoro: come disse un mio amico, dedicandomi un suo saggio storico molto sottolineato e glossato, “a Pardita, che i libri li consuma!”
    Così ora ho più voglia di saggi, a differenza di te… a cercare di capire il mondo invece ho un po’ rinunciato: magari sarà il mio periodo di disincanto!
    Buon fine settimana, Luisa, e buona lettura, a questo punto.
    f.

  3. Interessante il post.
    Prendo spunto da un paio di cose che confermano la mia tesi: i quotidiani preferisco leggerli o sbirciali in rete, stessa cosa dicasi per i settimanali, a parte il fatto che trovare buoni ed interessanti articoli mi costa lavoro, sudore e affanni, cosicché desisto, stanco e triste. L’italiano se ne sta andando in cantina e per ritrovarlo uso lunghe scale a chiocciola, per scoprire, alla fine, una stanza buia.

    Felicità

    Rino, scoprendo interessanti post.

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