Ancora per pochi giorni, al Chiostro del Bramante a Roma, si può vedere una mostra bellissima, di quelle da non perdere per noi romani abituati ad ammirare capolavori che ci parlano soprattutto di fama, di vita, di cielo e di eternità. Fin dentro le viscere della città, o perdendoci nei vortici di nuvole barocche.
Nonostante i colori festosi e sgargianti, le enormi dimensioni, l’opulenza e la ricchezza, i personaggi famosi, i quadri di Andy Warhol parlano soprattutto di morte.
Effigi, santini di lusso, pura superficie, dietro le quali non c’è più la persona, solo la bidimensionalità di un manifesto o di una pagina di giornale cui anche i drammi vengono ridotti in una società che tutto consuma e divora.
Così è per Jacqueline Kennedy: otto variazioni di azzurro per la sua maschera tragica durante i funerali del marito. Immagini viste e riprodotte milioni di volte.
Così è per Marilyn Monroe, anche lei icona pura, sempre uguale ma per l’artista sempre diversa, con la sua bocca rossa che impercettibilmente si sposta di serigrafia in serigrafia.
Così è per la bottiglia di Coca Cola, il barattolo della minestra più consumata dagli americani, il detersivo Brillo, tutte star del consumo dell’american way of life.
Così è per la serie delle Electric Chairs, sedie elettriche solitarie nel mezzo di una stanza vuota: a partire da una fotografia in bianco e nero, ogni volta sfumate con colori e intensità diverse, qualche volta con colori pastello così eleganti e raffinati da finire per depotenziare completamente la forza di quello strumento di morte.
Quella di Warhol, del resto, non era affatto una campagna contro la pena di morte, piuttosto l’ennesima dimostrazione di quanto persino la morte può diventare spettacolo e decorazione, non suscitare alcuna emozione, quando è riprodotta sempre uguale sotto i nostri occhi.
E star diventano persino i 13 ricercati più famosi d’America, oggetto di una serie nel 1964: in bianco e nero, ci guardano fissi dalle serigrafie dall’ingrandimento sgranato.
Warhol non commenta mai, lascia che siano solo le immagini a parlare, lo spettatore a capire.
Queste immagini in bianco e nero, o coloratissime come un manifesto pop, mi sono tornate in mente oggi di fronte alle mille immagini del dittatore che rimbalzavano tutte uguali di sito in sito.
Solo che i nostri autorevoli quotidiani commentano eccome: Giustiziato, Impiccato, Gli ultimi istanti di vita del rais (… e parte il video), La fine di Saddam: tutti i video e tutte le foto, Photogallery: dalla cattura alla forca.
Brava!
Un’alienuccia amante della scrittura e della lettura, nonchè dell’Arte in tutte le sue forme, è passata di qua.. Tanti auguri di buon anno! E passa a trovarmi, se ti va..
P.S.: Linkata :)!
Qualcuno può aiutarmi a capire se per potersi presentare come correttore di bozze si deve essere in possesso di un particolare titolo? Gentilmente rispondete sul mio blog pierangelotempesta.splinder.com. GRAZIE!!!