Gli essenziali di Kerouac del post precedente li ho trovati sul blog Notebookism, diario collettivo che celebra l’arte degli appunti – parole e immagini –, la preziosità di blocchi e blocchetti, l’atmosfera delle Moleskine, le punte e i colori di penne e matite. Se siete tra i fanatici della cartoleria, è un blog da non perdere di vista.
E infatti l’ho prontamente salvato, anche se io appartengo alla scuola dei “fogli mobili” e non a quella del blocco con i fogli fissi e incollati.
Quando nel lavoro incontro delle persone nuove, una delle prime cose che guardo è proprio dove prende gli appunti e a quale scuola appartiene. Invidio i foglifissisti, molto più sicuri di sé di noi foglimobilisti, che abbiamo bisogno di tornare sugli appunti e poi di ricomporli, dando loro un ordine diverso da quello cronologico, di assemblarli ad altri magari lontani nel tempo.
Per quanto mi riguarda, poi, c’entra anche la mia mania per le forme e i colori: i miei fogli mobili sono a righe, a quadretti di varie dimensioni oppure lisci, ma soprattutto sono di colori diversi, così come i post-it che ci attacco sopra, le linguette che li suddividono e mi aiutano a ritrovarli per temi, i pennarelli con cui ci scrivo sopra.
Fino a qualche minuto fa ho sempre pensato che il mio modo di prendere appunti volanti fosse una sorta di disorganizzazione interiore (“cerebrale”?). Mi consola sapere di appartenere alla categoria dei “foglimobilisti”. Come te, neanch’io mi limito al foglio mobile, ma spazio verso i multicolori e le multiforme. Bè, che dire, mal comune mezzo gaudio!!!
Ciao
Marina
Io sono un “fissista”.
Voglio sempre tutto sotto controllo, reperibile e fermo.
Poi rielaboro, riscrivo e riassumo etc etc.
Ma la staticità e l’ordine mi danno sicurezza.
deve stare tutto dove ho deciso!