Quando mi arriva una scatola di libri, come oggi, è difficile resistere alla tentazione di sfogliarli tutti.
Avevo molto da lavorare, quindi ho dovuto persino spostarli di stanza per non averli sotto gli occhi.
Ora però una scartabellata l’ho data: all’introduzione delle Mille e una notte e all’Autoritratto di un reporter di Kapuscinski. Autore, quest’ultimo, che conosco molto poco, ma che mi ha incuriosito.
Sono saltata di qua e di là, ma una cosa mi ha colpito molto e riguarda alcune affinità con Tiziano Terzani:
- la grande difficoltà e fatica di scrivere: niente è facile per i grandi, ogni volta la pagina bianca è uguale a un muro insormontabile
- l’ossessiva e inguaribile passione per la storia: senza conoscere il passato, le sue geografie e le sue persone, è impossibile raccontare il presente.
Mi domando se queste cose alle scuole di giornalismo le insegnino, ma mi sa di no. Perché sono cose scomode e difficili in un mondo in cui il marketing deve presentare tutto come facile facile, altrimenti nessuno apre il portafoglio.
La sindrome da pagina bianca per un giornalista non esiste, ovvio. Se la pagina bianca ti sembra un muro insormontabile, anche solo qualche volta, non puoi fare il giornalista.
Ciao, Fabio.
Tiziano e Ryszard, entrambi senza certezze a scavare nella storia dei luoghi in cui viaggiano. L’autoritratto di Kapuscinskij è “solo” una raccolta di interviste (che dà l’idea). Per scoprire la sua scrittura (cosa che lei credo desideri) legga i suoi bellissimi “Ebano” -Africa- e “Imperium”. Quest’ultimo si apre con una descrizione magistrale del concetto di frontiera. (volevo contraccambiare, “L’altrui mestiere” mi ha tenuto compagnia nel mio ultimo viaggio 🙂
O.T.
Latino : un ordine diverso
pag. 24 de LA STAMPA di oggi
scaricabile da:
http://rstampa.miur.it/rassegna/rassegna.asp
Chissà, magari qualcuno, molto qualcuno, che osa c’è pure…
Il terrore che quotidianamente mi assale è proprio quello riguardo il “facile facile”, riguardo il poter scrivere sempre qualcosa di insensat e di riempiendo di vuotezze pagine che sarebbero più significative completamente bianche.
Leggo e scrivo, o meglio, scriverò tutto il giorno sempre le stesse cose, con le stesse parole, con lo stesso stile e con le stesse finalità.
Mi auguro di mantenermi “sano” dopo tutto ciò, ma spero pure di poter trovare un giorno la forza e la possibilità di creare..finalmente creare..
E invece la sindrome esiste da pagina bianca esiste e colpisce anche quando devi scrivere cose che non ti interessano. Forse l’insormontabilità del “muro bianco” non è contemplata nel giornalismo di oggi perché non sempre si collega il cervello alla scrittura. Parlo con cognizione di causa. E con cognizione sottoscrivo i riferimenti all’amore per la storia. Ma io non ho fatto scuola di giornalismo, pensando male che fosse preferibile una laurea in lettere. Dà mille risorse, è vero, ma anche un certo spiazzamento, quando in ballo c’è il senso dello scrivere: il senso sta tutto nel mezzo, oggi. La buona scrittura entra sempre meno nel nostro lavoro, piega il collo alla più sorda rapidità. E si banalizza anche quando dovrebbe aprire gli sguardi di chi legge.
Kapuscinskij Terzani e Ryszard con i loro ritratti mi hanno aiutata a comprendere meglio panorami lontani, realtà che non spesso compaiono sui media come il libro che sto leggendo ora di
Gabriel García Márquez- Periodismo Militante
sono rimasta intrappolata dal ritmo giornalistico rivoluzionario di un Márquez
che non conoscevo, ho incontrato personaggi sognati dal Che ai dittatori centroamericani.Grande la piccola editrice Fuoridallerotte!