“Quando, aprendo la finestra, pensavo che avrei avuto tutti i giorni quella luce davanti agli occhi non potevo credere alla mia felicità.”
Sarà stato che oggi a Roma il cielo era triste e grigio, ma stamattina ho sentito forte il bisogno di aprire le finestre di Matisse.
Finestre che danno sul Mediterraneo, una luce calma, e qualche vela sullo sfondo. Siamo anche noi immersi nella stanza, e ne vediamo un pezzo. Quello che non riusciamo a vedere, è spesso riflesso in uno specchio: una tavola apparecchiata, grandi mazzi di fiori, una ragazza sdraiata sul divano come un’odalisca, e tutto intorno coloratissime carte da parati.
La mostra Viva la pittura!, dedicata a due pittori così diversi eppure così simili come Matisse e Bonnard, è un trionfo di colori e di interni. Solo ogni tanto si esce in una strada parigina, su una marina o in un giardino protetto da siepie rampicanti.
All’origine c’è sempre lui, Van Gogh, il maestro dei colori dell’anima, più sentiti e più veri di quelli che si percepiscono con gli occhi. Nei due pittori francesi, però, non servono a gridare l’angoscia, ma a raccontare ricordi ed emozioni minute e quotidiane, quelle suscitate dalle persone amate o da un mattino più luminoso degli altri. Con piccole variazioni, quelle dei giorni che passano.
Entrambi costeggiano le avanguardie del primo novecento, attraversano due guerre mondiali, senza mai provare la tentazione dell’astrazione o dello smontaggio delle forme, senza che gli echi del mondo e della storia si facciano sentire nelle stanze silenziose.Quelle di Matisse incastonano oggetti su oggetti in equilibri bidimensionali perfetti, quelle di Bonnard restituiscono atmosfere vibranti in cui l’occhio freddo e oggettivo degli impressionisti si fa occhio interiore, che registra non più quello che vede, ma quello che sente, immagina e ricorda.
Sarà per questo che mi sembrava di guardare poesie in immagini o immagini poetiche? Di cogliere in quelle tele quasi dei grumi sinestetici fatti anche di suoni e di ritmi? O sarà stato l’effetto dei collage di Jazz, il libro ritagliato e incollato da Matisse quando era ormai sulla sedia a rotelle e non poteva più dipingere ma solo ritagliare fogli colorati?
“Non vedo differenza fra la costruzione di un libro e quella di un quadro. Passando dalla tela alla pagina, il sodalizio tra immagine e parola, disegno e colore, si alternano ritmicamente, come gli oggetti scelti da un giocoliere.”
Che fortuna vedere una mostra di pittura insieme a te!
Grazie, luisa, per questa splendida descrizione.