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risali negli anni

21 Ottobre 2006

Henri, il giocoliere

“Quando, aprendo la finestra, pensavo che avrei avuto tutti i giorni quella luce davanti agli occhi non potevo credere alla mia felicità.”

Sarà stato che oggi a Roma il cielo era triste e grigio, ma stamattina ho sentito forte il bisogno di aprire le finestre di Matisse.
H. Matisse, Art et décoration
Finestre che danno sul Mediterraneo, una luce calma, e qualche vela sullo sfondo. Siamo anche noi immersi nella stanza, e ne vediamo un pezzo. Quello che non riusciamo a vedere, è spesso riflesso in uno specchio: una tavola apparecchiata, grandi mazzi di fiori, una ragazza sdraiata sul divano come un’odalisca, e tutto intorno coloratissime carte da parati.

La mostra Viva la pittura!, dedicata a due pittori così diversi eppure così simili come Matisse e Bonnard, è un trionfo di colori e di interni. Solo ogni tanto si esce in una strada parigina, su una marina o in un giardino protetto da siepie rampicanti.

All’origine c’è sempre lui, Van Gogh, il maestro dei colori dell’anima, più sentiti e più veri di quelli che si percepiscono con gli occhi. Nei due pittori francesi, però, non servono a gridare l’angoscia, ma a raccontare ricordi ed emozioni minute e quotidiane, quelle suscitate dalle persone amate o da un mattino più luminoso degli altri. Con piccole variazioni, quelle dei giorni che passano.

Entrambi costeggiano le avanguardie del primo novecento, attraversano due guerre mondiali, senza P. Bonnard, La ciotola di latte, 1919mai provare la tentazione dell’astrazione o dello smontaggio delle forme, senza che gli echi del mondo e della storia si facciano sentire nelle stanze silenziose.Quelle di Matisse incastonano oggetti su oggetti in equilibri bidimensionali perfetti, quelle di Bonnard restituiscono atmosfere vibranti in cui l’occhio freddo e oggettivo degli impressionisti si fa occhio interiore, che registra non più quello che vede, ma quello che sente, immagina e ricorda.

Sarà per questo che mi sembrava di guardare poesie in immagini o immagini poetiche? Di cogliere in quelle tele quasi dei grumi sinestetici fatti anche di suoni e di ritmi? O sarà stato l’effetto dei collage di Jazz, il libro ritagliato e incollato da Matisse quando era ormai sulla sedia a rotelle e non poteva più dipingere ma solo ritagliare fogli colorati?

“Non vedo differenza fra la costruzione di un libro e quella di un quadro. Passando dalla tela alla pagina, il sodalizio tra immagine e parola, disegno e colore, si alternano ritmicamente, come gli oggetti scelti da un giocoliere.”

 

2 risposte a “Henri, il giocoliere”

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