Leggere non dà soltanto soddisfazione a chi ne ha la passione; non è solo espediente per i tempi dell’insonnia; e non è solo imparare, pur considerando che “se ne ha sempre bisogno”.
Leggere è, in certo modo, diventare “signori” del tempo: una giornata arrivata a sera, tutta presa da occupazioni, affanni, corse e affetti, o inconcludente e dispersiva, può trovare riscatto, respiro, piacere in un tempo “libero”, “signore” appunto, in cui trovare distensivamente e simbolicamente tutto il senso e il valore di esistere, di essere pensanti, razionali, emozionati, di essere sempre chiamati al nuovo, attesi e attenti.
La lettura, sia solitaria sia comune, in forme diverse è un esercizio di relazione che ricolloca dentro lo spazio e il tempo, la storia e il mondo, in dignitosa libertà; riattiva il crogiuolo dell’umana maturazione; riaggiusta le dimensioni e le proporzioni di quanto si è vissuto e recepito, lo fa diventare “memoria” che dispone al futuro.
Leggere: momento creativo dell’anima e dei sensi congiuntamente; tocco estetico ai tratti laboriosi e faticati, delusi ed elusivi, delle tante quotidianità.
Ho letto questo testo sul sito di una piccola ma raffinata casa editrice, Servitium, che ha pubblicato un libretto ispiratore per questi miei non sempre facili giorni di inizio autunno.
Leggere ci rende signori del tempo anche in quanto siamo noi a regolare il tempo interno alle pagine, che dilatiamo, condensiamo -e qualche volta annuliamo- a nostro piacimento.
eMMe
questo post è bellisimo, purtroppo lo leggo solo ora, non vedo la data di pubblicazione, ma scrollavo il tuo blog e l’ho trovato perfetto! 🙂
kika