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risali negli anni

7 Maggio 2006

Ossimoro

Sentii nominare per la prima volta la “letteratura grigia” durante una riunione di lavoro parecchi anni fa. L’ossimoro rimase un mistero per almeno un paio d’ore, perché non osai svelare la mia ignoranza davanti a tante persone. Bluffai con un certo successo, ma poi mi precipitai a scartabellare libri e dizionari per cercare di capirci qualcosa. Internet non c’era ancora e faticai non poco.

Comunque, mi spiegò alla fine un collega, la letteratura grigia era semplicemente quella che non veniva pubblicata secondo le strade dell’editoria commerciale, ma diffusa attraverso altri canali: tesi di laurea, rapporti tecnici aziendali, studi specialistici, saggi, relazioni a convegni, cataloghi e manuali, dispense di formazione.

Non so quanto questo valga oggi e se i confini della letteratura grigia siano invece un po’ cambiati. La rete ci permette di pubblicare tutto quello che vogliamo saltando l’editoria tradizionale, quindi i confini tra la letteratura grigia e quella a colori sfumano parecchio.

Credo però che il termine continui a connotare soprattutto la letteratura tecnica, come spiega un documento elaborato dalla Direzione Attività Editoriali del nostro Istituto Superiore di Sanità, un’ottima guida redazionale, in italiano e in inglese: Linee guida per la produzione di rapporti scientifici e tecnici. Come scrivere e diffondere letteratura grigia.

2 risposte a “Ossimoro”

  1. Il mio coautore Riccardo Ridi e’ un teorico del cambiamento dei colori in epoca Web, o almeno delle loro sfumature, un discorso che non sempre viene accettato facilmente, non da tutti gli addetti ai lavori.

    E nel nostro “Biblioteche in Rete” libro ha scritto:

    “Il Web, insomma, a seconda dei punti di vista, o è interamente grigio, oppure ha il potere di sbiancare tutto ciò che finora era grigio”.

    Il discorso completo lo trovi in questo paragrafo, insieme a una definizione un po’ piu’ particolareggiata di che cosa e’ tradizionalmente considerato grigio.

    Ciao, Fabio.

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