Strano che stamattina, alla grande mostra romana di Amedeo Modigliani, più che ai colli abbia fatto attenzione agli occhi. Occhi di donna, di vecchio o di bambino quasi tutti senza pupille, ma come fessure aperte su un altro mondo.
Ce n’erano di neri e marrone scuro, chiusi come saracinesche, ma anche di azzurri come il mare e come il cielo. Sembrava di guardare le antiche statue greche e romane, con i loro pezzi di vetro al posto degli occhi, oppure con le orbite completamente vuote. O ancora le maschere africane, così amate da Modigliani e da Picasso.
Del resto Amedeo amava la scultura e quello avrebbe voluto fare. Solo che la pietra costava molto di più di tela, colori e pennelli, e inoltre la polvere che sprigionava durante la lavorazione era micidiale per i suoi polmoni già minati. Mentre dipinge i suoi ritratti pensa a Brancusi e alle sue forme primigenie e allora un volto diventa un uovo di alabastro e il collo si slancia come un uccello in volo. Pensa alle maschere africane, alla simmetria di quegli occhi vuoti, a quei nasi lunghi e dritti. Pensa alle statuette cicladiche di molti millenni fa, ieratiche, con gli occhi che guardano fisso il Mar Egeo, e anche lui dipinge di azzurro gli occhi di un bimbo.
Un occhio alla scultura di altri paesi e altri contimenti, e un occhio alla tradizione della pittura italiana, che amava tanto e conosceva così bene. Un lungo collo di donna/cigno come le madonne del Parmigianino, un giovane si avvita nervosamente su una sedia come gli ignudi di Michelangelo, una giovane donna si abbandona nuda e il suo corpo diventa un paesaggio come nella Venere di Urbino di Tiziano.
Ci sono tutti, alla mostra, i personaggi che affollavano il piccolo mondo della Parigi artistica del primo decennio del Novecento: mercanti, artisti come Picasso e Soutine, giornaliste americane, la poetessa Anna Achmatova, Guillaume Apollinare, la bellissima e tragica moglie Jeanne, ma anche bambini e attricette sconosciute. Tutti immortalati anche in splendide fotografie in bianco e nero, che aprono la mostra.
Ma lo sguardo offerto al fotografo nei ritratti di Modigliani sembra ritrarsi verso l’interno o protrarsi verso un orizzonte lontano. Uno sguardo profondo e puramente interiore.