Il Web 2, i sistemi di scrittura collaborativa, il social bookmarking.
La notizia sulla sindrome da attenzione parziale continua, l’inchiesta dell’AIE sullo studio dei giovani tra libri e pc. La prima riguarda la nostra sempre più difficile capacità di concentrazione di fronte alla possibilità di agire contemporaneamente su tanti media diversi, l’altra ci dice che in Italia un ragazzo su due ormai studia su materiali scaricati da internet.
Tutte cose che in questi giorni ho messo un po’ in fila. Con disagio, perché quelle notizie e quei link parlano di cose che riguardano direttamente anche me. Anche se non vado più a scuola da molto tempo, anche se non
posso certo definirmi una technogeek.
Passo tantissimo tempo di fronte a uno schermo e sono praticamente collegata continuamente, almeno quando lavoro. Però faccio un uso davvero parco del cellulare e non ho sempre la cuffia in testa. La musica la ascolto mentre scrivo, opportunamente scelta perché assecondi e non disturbi la nascita delle parole nella mia testa. Il lettore mp3 lo uso in viaggio, quando faccio walking, e quando devo registrare qualcosa di importante per il mio lavoro. La televisione, se la accendo, è per guardarla, quindi non faccio altro.
Sono capace di staccare tutto per giorni interi senza minimamente soffrirne, anzi sempre con grande senso di libertà ritrovata.
Insomma, mi considero molto morigerata dal punto di vista tecnologico.
Quanto allo studio, chi legge e scrive per lavoro, fa eternamente i compiti. Io almeno la vivo così.
Eppure la sindrome da attenzione parziale continua la vivo anch’io, e ne soffro. Ho potenzialmente tutto per imparare, comunicare, concentrarmi, studiare e lavorare meglio, eppure vivo la dispersione come una scomodissima compagna che raramente mi lascia da sola.
Scrivo, mi interrompo, navigo, apro la posta, rispondo, un amico mi manda un link, lo inseguo, lo metto in de.li.cious. (lo riaprirò mai?), stampo una pagina, la impilo su altre, fammi vedere a che ora danno il film che vorrei vedere, torno al testo, scrivo una frase, non mi viene, magari mi aiuta un post, scrivo il post, dovrei rispondere, oddio che ora si è fatta, dov’era il link che ho trovato ieri, scartabello tra le cartelle, però mi farebbe comodo la toolbar di google per cercare nel mio pc, fammi andare a vedere.
Vado in mille direzioni, mentre quello che mi serve per lavorare se ne va in mille cartelle di carta e di bit. Le informazioni passano, le metto da parte in posti dove forse non le ritroverò mai.
Posso pensare addirittura di scrivere su grandi lavagne comunitarie dove tutti intervengono, correggono e integrano, magari per il solo gusto di farlo, di esserci?
Mi assale un flashback preistorico, ma non di tantissimo tempo fa: Luisa seduta nei saloni polverosi della biblioteca di storia dell’arte di piazza Venezia a Roma. Non ha niente con sé, se non un piccolo schedario bibliografico portatile di ferro smaltato e un grosso quaderno ad anelli con i fogli mobili. Non ha neanche troppi soldi per fare le montagne di fotocopie che le servirebbero da libri d’arte delicati e rarissimi. Una fortuna, perché così deve prendere appunti a mano, leggere con attenzione, sintetizzare, organizzare gli appunti in maniera tale da poterci lavorare con calma a casa, confrontare lì le immagini e scrivere con chiarezza idee attributive e considerazioni. Sono decine di mattine, una dietro l’altra, per molti mesi. Ma alla fine di ognuna di quelle mattine, idee e informazioni erano passate ordinatamente dalla mia testa alla mia mano e poi al foglio: erano diventate davvero mie e mentre tornavo in motorino pensavo che effettivamente nel disegno n°4 il misterioso artista aveva copiato pari pari una figura del Pollaiolo, bisognava ripartire da lì.
Alla fine di quei pellegrinaggi infiniti, incontrai il mio primo word processing e così scrissi la mia tesi di laurea. Mi sembrava che le parole finalmente volassero, ed io con loro.
Oggi sono sempre connessa col mondo, eppure spesso mi sento persa e dispersa.
Concordo cara Luisa.
Talvolta penso che siamo ancora in una fase di transizione per il web, nella quale gli strumenti di informazione e comunicazione si moltiplicano in modo incontenibile, senza tenere conto delle difficoltà che possono creare all’utente affogandolo in una marea di possibilità di interconnessione che sembrano più delle soluzioni in cerca di un problema.
E se poi ci si mettono anche gli amici a inviare link ….
🙂
Concordo in pieno, c’è troppa informazione e si fa fatica a stare dietro a tutto. Ora almeno conosco il nome del fastidioso disturbo, che è già qualcosa.
Senza saperne niente prima, ho notato che lo Yoga aiuta. Per fare bene alcuni esercizi occorre molta concentrazione e quindi sei costretto a lasciar perdere tutto il resto che ti frulla in mente, altrimenti rischi anche di farti male.
Comunque noto che alla fine di ogni sessione è come avere effettuato un piacevole “reset”. 🙂
come sempre chiarissima, centratissima, puntualissima, e biografa e narrativa quanto basta. sarai anche dispersa nel mare dell’informazione, ma continui a essere una mia… boa!
grazie, buona giornata
chiara
bel post. bello? vabbé non è la cosa migliore, è chiaro e utile e spiega, e come hanno già detto: ora sappiamo dare un nome al “fastidioso disturbo.
io facevo ricerche di storia dell’arte in una biblioteca vicino a corso vittorio e invece che fare fotocopie mi portavo la carta lucida e il rapidograph (non scrivo ma faccio il grafico, allora studiavo) e mi ricalcavo le statue e i ruderi e perfino certe pitture…
e lì ho preso in prestito kerouac…
però adesso quando sto qui a ritoccare foto o a impaginare riesco a concentrarmi e mi svuoto il cervello e lavoro bene (e qualcuno dei miei colleghi s’inc… s’innervosisce se, talvolta, parla o chiede qualcosa e io non ascolto)
sapessi però quanti tuoi link ho inseguito e stampato le pagine e poi le ho lette sul treno…
marcell_o
Lo scrittore dovrebbe essere, secondo me, un piccolo e timido anacoreta tecnologizzato..
quanto vero quello che scrivi… Paola
Ricordo Eco, “come si fa la tesi di laurea”, citando a memoria “qualunque cosa fotocopiata è un’informazione persa” 🙂
(mafe)
ciao, hai descritto esattamente quello che sto facendo ora leggendoti…Un po’ mi sento in colpa, un po’ mi piace, ma non riesco davvero a passare una giornata di lavoro senza seguire mille link, o guardare la posta e scrivere a un amico, o…
Piera
bellissimo post,
saluti.
Non c’è un corrispondente italiano di “faccio walking”!?
leggerti fa salire la mia autostima, visto che molte sensazioni, emozioi e riflessioni da te così ben espresse e argomentate sono anche le mie…
anche io mi faccio spesso trascinare in questo mondo così ricco di informazioni, di ricchezze, di stranezze..e mi perdo un po’..forse è una bulimia da lettura?? 🙂 tu almeno..dai modo agli altri di riflettere con la tua scrittura..io ho ancora la sindrome della pagina bianca.
E non sentirti spersa…ci siamo sempre tutti noi con te…nell’etere! un caro abbraccio simonetta
Mah, che dire…? Ho letto in questi giorni le due ricerche dell’Aie, e poco tempo fa l’ultima di Marco Strano. Oggi anche il famigerato articolo di Time poi ripreso da Repubblica. Tutto sommato, il quadro che ne emerge mi pare positivo, nonostante le ansie di una Sherry Turkle che forse sta invecchiando male.
I ragazzi navigano meglio di quanto si pensasse, malgrado la completa mancanza di assistenza da parte dei genitori e degli insegnanti, che di Internet non capiscono nulla.
Certo, piu’ della meta’ di loro scarica brani e film dalla Rete, duplica Cd e Dvd, e non ritiene che violare il copyright sia un reato, ma questo non mi pare un problema..
Non condivido per nulla le vostre preoccupazioni, quindi. Provo solo molta invidia per una generazione che sta crescendo con possibilita’ che noi non ci saremmo mai sognati di avere, compresi i cataloghi>un commento sul Manteblog. Te lo segnalo qui perche’ non mi mi piace sfottere gli assenti. Non perche’ sia scorretto, ma perche’ non e’ divertente…
😉
Ciao, Fabio.
Che brutti commenti, che tagliano a caso se e’ troppo lungo… Ok, rimetto le parti mancanti.
Non condivido per nulla le vostre preoccupazioni, quindi. Provo solo molta invidia per una generazione che sta crescendo con possibilita’ che noi non ci saremmo mai sognati di avere, compresi i cataloghi on line al posto degli schedarietti..
Ricordo per ricordo, quando volevo studiare inglese da adolescente io avevo a disposizione i cineforum in lingua originale e una radio a onde corte su cui sentivo malissimo qualcosa che assomigliava molto a Radio Londra, e stop. Devo fare l’elenco di cosa si puo’ ascoltare o vedere oggi in qualsiasi lingua, tra Internet, satellite, digitale terrestre e Dvd di film in versione originale?
[continua]
Io allora consultavo dizionari di carta, pochi e vecchi, mentre oggi ho lo Zanichelli, il Devoto Oli e un Garzanti di inglese, su tre Cd virtuali, pronti a scattare, e on line ancora un Garzanti di italiano, Il De Mauro, il Merriam-Webster, e molti altri.
E cosi’ via, per qualsiasi argomento o materia, compresa la possibilita’ infinita di seguire i grandi media internazionali e di comunicare con persone di tutto il mondo.
[continua]
E tutto questo mi piace, molto, e non ho mai l’impressione che l’informazione sia troppa. Se fossi un adolescente adesso, credo, sarei felice come una pasqua (solo da questo punto di vista; per altri versi forse no).
Sul tuo sconcerto per me incomprensibile ho gia’ scritto un commento sul Manteblog. Te lo segnalo qui perche’ non mi mi piace sfottere gli assenti. Non perche’ sia scorretto, ma perche’ non e’ divertente..
😉
Ciao, Fabio.
gli strumenti tecnologici, sono nemici della concentrazione, è verissimo. Domina, al contrario, la velocità, il “guarda e passa oltre”, perché alla fine credo sia questo il punto: siamo sempre più veloci, non vogliamo più perdere tempo, e “guardiamo” quel che ci interessa solo se la pagina web (parlando di internet) prima di tutto è “bella e funzionale” (webriting docet).
Ci penso con sgomento tutte le volte che per cercare un nome fra i miei appunti cartacei, o un passo preciso su un libro, istintivamente, sento la mancanza della funzione “modifica/trova”, che mi permetterebbe di indivuare in tempo zero quel che cerco, senza dover sfogliare e sfogliare. Eppure quella sarebbe “osservazione”; uno dei modi per farci “attraversare” come magnificamente dici tu, dalle idee e dalle informazioni, anzicché disperdere mille sguardi a 600bit/s che rischiano di aggiungere poco e niente a ciò che siamo.
Oggi ne parla anche Alberoni sul Corriere
Caspita che bei blog si trovano in rete. Se ti interessa un sito sulla scrittura ti consiglio di andare su http://www.blogosfere.it e poi cliccare su “camaleonte”. Saluti e a presto, Teresa
beh, il sito lo conoscere già, ma andate a vedere che novità su http://www.netsemiology.com alla voce video. Un corso online fatto da personaggi in 3d….
Ho lavorato per 6 anni con palmari al seguito e cellulari.
Posto pche per mestiere viaggio con un ultraportatile dovunque e sono comunque connesso ad Internet (sono un provider).
L’anno scorso ho comprato un qtek 9000 ed ho provato il brivido di internet, telefono, fotocamera, registratore, wordprocessing, media player tutto insieme. Fantastico, mi ha riempito l’esistenza dovunque, macchina, treno, con la famiglia, in giro per le aziende.
Un giorno l’ho dimenticato sul treno.
E’ stato un brutto momento e per reazione ho deciso di non comprare più palmari. Ho riattivato il mio vecchio cellulare ed ho cercato di rimuovere l’esperienza.
Dopo una settimana ho capito di provare un profondo senso di libertà.
Sono tornato a fare tutto a mano soprattutto in treno e mi prendo il lusso di lasciare vagare la mente.
Finià che comincerò a parlare da solo 😉
bel blog ma troppo lunghi i post. per me che leggo tanto sul web faccio fatica a prendermi tutto il tempo che ci vuole per assaporare le tue indicazioni.