Per mettere dentro cose nuove bisogna fare spazio.
È quello che insegna l’antichissima scienza indiana del respiro, il pranayama.
Solo dopo un’espirazione profonda, che svuota completamente i nostri polmoni e che ci fa vivere – sia pure per pochi istanti – l’esperienza della morte, possiamo vivificarci con l’aria nuova riempiendo di nuovo i polmoni con l’inspirazione.
L’aria che esce dalle narici è calda, ma quella che entra è freschissima, proprio perché nuova.
Chi vive tutto questo con consapevolezza, la sente addirittura profumata.
Nella scrittura avviene un po’ lo stesso. Soprattutto quando vogliamo migliorare e vivificare il nostro stile, liberarci delle vecchie abitudini.
Anche in questo caso bisogna dare aria, fare spazio.
Facciamo spazio togliendo le parole inutili, le frasi fatte, i cliché, magari attraverso un esercizio di stile che ci costringa a far emergere tutta la “fuffa” di cui siamo capaci.
Quando la zavorra sale all’attenzione, diventa facilissimo buttarla via.
“Già, ma allora cosa resta… un testo scheletrico?” mi viene spesso obiettato quando propongo esercizi di questo tipo.
Abbiamo solo espirato, dobbiamo ancora inspirare.
Mettere dentro aria buona e pulita, parole del vissuto, della quotidianità, dei rapporti veri tra le persone, ma anche le istituzioni e le aziende. Parole più semplici, ma vive e profumate, capaci di evocare altre parole, altre immagini, altri suoni.
Come quando si respira, scrivere con consapevolezza e concentrazione. Come con il respiro, siamo noi che diamo il ritmo. Un respiro, come una frase, può essere breve, o assottigliarsi e diventare lunghissimo.
Siamo noi a deciderlo. L’importante è starci bene dentro, niente altro.
Prima di scrivere possiamo fare mille cose per prepararci: leggere o fare una bella corsa. Ma quando scriviamo, è bene stare lì, con l’occhio e l’orecchio rivolti verso il nostro interno. A cogliere il ritmo.
Atman, in sanscrito, è il sé, la coscienza, la consapevolezza.
Atem, in tedesco, è il respiro.
L’unità di base della vita, il suo atomo, la parte che non puoi più suddividere.
Pensavo a queste cose, ieri pomeriggio, prima di chiudere gli occhi verso il mondo esterno, riaprirli verso quello interno, e cominciare a osservare il mio respiro.
Che bello… da mlnkbj1
sottoscrivo!
Matteo
Leggere il tuo blog è sempre bello, come scrivere e respirare!
🙂
la tua scrittura è per me come inspirare aria pura..e profumata.dopo mi sento sempre un po’ più ricca dentro..e sorrido
grazie luisa
simonetta
Bello, rinnovare la scrittura come con il pranayama: un modo pratico è svuotarsi delle frasi fatte e leggere, leggere, leggere. Per far entrare nuova aria nei polmoni narrativi.
Franz