Ieri, alla presentazione del libro di Giovanni Lucarelli, Domenico De Masi – teorico dell’ozio creativo – faceva notare come in tutti i paradisi che l’uomo ha immaginato lungo i secoli non c’è la minima ombra di lavoro, neanche quello ideale, scelto, gratificante e gioioso. Non c’è e basta, quindi il lavoro non è tra le aspirazioni dell’uomo.
Noi uomini (e donne) avremmo quindi due sole possibilità:
- restringere al massimo il tempo del lavoro e aumentare di conseguenza lo spazio del tempo libero
- fare del lavoro un’occasione di gioco, di arte o di studio, così da fare tutto il tempo quello che piace, senza chiedersi cosa si stia realmente facendo.
Al momento, con la scrivania debordante e i post-it che mi guardano da tutte le parti, mi appaiono entrambe due strade impraticabili.
Da giovane di questa generazione che spesso attraversa lunghi periodi di disoccupazione e che quando lavora è abbastanza felice, non solo perchè ha uno stipendio, penso che ogni tanto i sociologi dicono delle gran baggianate.
Antonio
il punto due lo predicava (e praticava) con molta soddisfazione il fondatore dello scoutismo, lord Robert Baden POwell, ormai credo una settantina di anni fa. ci sono molti libri suoi che ne parlano…
silvietta
De Masi non sa di cosa parla. Forse i ricchi, come lui, possono praticare l’ozio creativo. Ma la gente normale ha altri problemi più impellenti. Tra i più pressanti e banali: avere lavoro a sufficienza per una vita decente
Il fatto che non sia sempre o del tutto possibile per noi comuni mortali rinunciare al lavoro non significa che esso debba per forza far parte delle nostre intime aspirazioni.
Io do ragione a De Masi: il giocare e il lavorare gocando sarebbero qualitativamente molto più produttivi e gratificanti… bloggare non è in fondo anche un cercare (e un trovare) il tempo e lo spazio per un po’ di gioco? ;))
Zoe 🙂
La sociologia è la classificazione dell’ovvio. E De Masi è il più banale degli analisti che abbia mai sentitio in vita mia. Va bene per Maurizio Costanzo.
Con i tempi che corrono, è già un bene avere un lavoro. In linea o meno con le proprie aspirazioni (non lo è quasi mai!).
Buon lavoro a tutti
Roberta Tosi