Il brand di Intel è un caso di studio. Perché una cosa è creare un mondo di valori e di desideri intorno alle scarpe Nike, ai maglioni colorati di Benetton, ai jeans Diesel, e tutt’altra è farlo intorno a dei pezzetti di silicio che stanno dentro i pc, i microprocessori. Eppure quella piccola etichetta con su scritto “Intel inside” ci tranquillizza. Così come sapere che quello stesso pc “è un pentium”. Ah, meno male… cosa sia poi davvero un pentium è meno importante.
Ora la serissima e introversa Intel si è avventurata nel primo grande cambiamento di brand dei suoi quasi 40 anni di vita. Un cambiamento che riguarda soprattutto le parole, sempre più importanti nelle politiche di branding delle aziende, che siano grandi colossi mondiali o piccoli che cercano la loro nicchia.
Il logo è diventato tutto minuscolo, secondo lo stile del web, con un effetto di grande semplicità e sobrietà, diciamo pure di studiatissimo understatement. La “e”, che prima si trovava al di sotto di tutte le altre lettere, torna al suo posto. In un’epoca in cui siamo diventati tutti e-citizen e e-consumer, anche la “e” può rientrare nei ranghi.
La storica tagline è accompagnata da una nuova, dinamica ed estroversa: Leap ahead.
Intel. Leap ahead. An idea, a mantra, a call to action.
Seguendo una tendenza che si va sempre più affermando, anche il linguaggio della tecnologia si ammorbidisce o sparisce del tutto.
This is the year. The year 100 million people around the world will discover digital for the first time. The year 150 million more people will become part of the wireless world. The year the living room will grow more interactive and the digital divide will shrink. The year that more people will be using technology in more fascinating ways than ever imagined.
Retorico quanto si vuole, ma il testo è abilissimo nel mettere insieme tinello, soggiorno e digital divide, per chiudere volando con la fascinazione e l’immaginazione.