Scrivo ormai quasi sempre col pc, tranne in un caso: quanto studio un nuovo tema, faccio un progetto di un testo per la prima volta.
Allora devo lavorare con un grande blocco bianco, le mie penne Pilot colorate, gli evidenziatori, il righello.
Per disegnare fisicamente parole e idee, farle mie, e soprattutto “vederle”, con le loro forme e i loro colori.
Disegno mappe fatte di frecce, nuvolette, cerchi e rettangoli. Paesaggi di parole di tanti colori.
Solo quando ho tracciato le strade, progettato l’itinerario, passo al pc.
Ieri il cammino è stato lungo, e ci sono voluti tanti fogli.
Alla fine, sul grande tavolo, le mie mappe colorate e i collage del piccolo artista di cinque anni che lavorava vicino a me si confondevano e non erano troppo diversi. Parole sui miei fogli, abissi marini e balconi estivi sui suoi.