Quando M. Emanuela Piemontese mi ha inviato il comunicato stampa e l’invito all’incontro A trent’anni dalle 10 tesi, che si tiene lunedì 18 a Roma nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, mi sono chiesta cosa fossero mai queste tesi. Così sono andata sul sito del Giscel (Gruppo di Intervento e Studio nel Campo dell’Educazione Linguistica) per saperne di più.
Ho scoperto che nel 1975 un gruppo di docenti della scuola e dell’università sottoscriveva le Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica, un “manifesto” per un rinnovamento profondo degli insegnamenti linguistici. Alla critica dell’insegnamento tradizionale, confinato nelle ore di italiano e basato sull’ortografia, si opponeva l’educazione linguistica democratica, basata su 10 princìpi. Vi invito a leggerli, perché alcuni sono attualissimi.
Mi è piaciuto soprattutto l’ultimo, da proporre a tutti quegli allievi dei corsi di comunicazione così avidi di certezze e regolette da applicare per sentirsi meglio:
In ogni caso e modo occorre sviluppare il senso della funzionalità di ogni possibile tipo di forme linguistiche note e ignote. La vecchia pedagogia linguistica era imitativa, prescrittiva ed esclusiva. Diceva: “Devi dire sempre e solo così. Il resto è errore”. La nuova educazione linguistica (più ardua) dice: “Puoi dire così, e anche cosi e anche questo che pare errore o stranezza può dirsi e si dice; e questo è il risultato che ottieni nel dire così o così”. La vecchia didattica linguistica era dittatoriale. Ma la nuova non è affatto anarchica: ha una regola fondamentale e una bussola; e la bussola è la funzionalità comunicativa di un testo parlato o scritto e delle sue parti a seconda degli interlocutori reali cui effettivamente lo si vuole destinare, ciò che implica il contemporaneo e parimenti adeguato rispetto sia per le parlate locali, di raggio più modesto, sia per le parlate di più larga circolazione.
La giornata è introdotta da una lunga relazione di Tullio De Mauro, seguono interventi sull’influenza delle tesi sulla professionalità degli insegnanti, l’editoria scolastica, la ricerca scientifica, il futuro della scuola italiana.
Sarà interessante questa verifica su un coraggioso manifesto di trent’anni fa, quando i canali televisivi erano solo tre, il computer non c’era e nelle nostre scuole studiavano solo bambini italiani.
OT: non so se lavori sempre lì. In tal caso, massima solidarietà.
molte delle tesi esposte sono vere ed interessanti, ma il frequente ricorrere dei termini come “sindacalisti”, “lavoratori” ecc. fa sembrare i 10 punti più il programma del “kollettivo per la pedagogia” che un serio programma di lavoro